Il mistero delle scorte di grano della Cina: sono superiori a quelle di tutto il resto del mondo. Ma perché?


Resta il «mistero cinese». Sommando tutte le riserve di grano del resto del mondo, si rimane un po’ al di sotto rispetto agli oltre 140 megaton di cui dispone la Cina. La sua stazza demografica non basta a spiegare questa sproporzione. Pur con 1,4 miliardi di abitanti, la Repubblica Popolare è ben lungi dal rappresentare metà della popolazione mondiale (siamo circa otto miliardi).

La sovrabbondanza delle sue scorte è il risultato di una politica deliberata, di un’accumulazione cominciata con largo anticipo rispetto all’inizio della guerra in Ucraina.

Xi Jinping «sapeva» con tanto anticipo cosa avrebbe fatto Putin, e ne previde le conseguenze sul mercato mondiale del cibo? Certo, la prima tappa dell’aggressione russa risale al 2014 quindi questa spiegazione non è del tutto campata in aria. Va inserita però in un contesto più ampio.

La leadership comunista cinese è ossessionata dal problema dell’autosufficienza alimentare, che tra le altre cose spinge la sua espansione in Africa e America latina. I dirigenti di Pechino possono anche aver previsto anzitempo un rimbalzo della domanda mondiale post-Covid. La nomenclatura comunista teme l’inflazione, non dimentica che il carovita fu una delle cause dell’esplosione di proteste sociali che portarono alla tragedia di Piazza Tienanmen nel 1989.

Di sicuro come «trader» e speculatori i governanti cinesi hanno avuto un fiuto notevole: se oggi cominciassero a vendere sui mercati le loro scorte in eccesso, realizzerebbero dei profitti fenomenali. Lo faranno? Quando lo faranno? Come?

Le riserve di grano, a differenza di quelle di petrolio, non possono essere custodite all’infinito
: sono deperibili. In una gestione attiva di questo immenso patrimonio alimentare sul quale «sta seduto» Xi Jinping, si possono fare molte illazioni e simulazioni.

La vendita graduale sui mercati oltre a realizzare profitti a vantaggio delle casse statali cinesi avrebbe un effetto di calmiere sui prezzi mondiali; però sarebbe un danno inflitto a Putin che si vedrebbe privato del ricatto alimentare.

Si può immaginare una grande diplomazia umanitaria, in cui Pechino offrirà aiuti in cereali ai paesi più colpiti dalla crisi attuale, in aree del Nordafrica e del Medio Oriente? Prima o poi scopriremo quali strategie e quali calcoli adotterà Xi Jinping per usare la sua potenza nella crisi alimentare. Resterà il mistero del perché sia arrivato così preparato in questo frangente.

CORRIERE.IT

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