Politiche e regionali, verso l’election day il 28 maggio 2023
Carlo Bertini
Roma. Uno che ci tiene sempre a far vedere di saperla più lunga, lo aveva già guardacaso pronosticato: «Vedrete, si voterà a maggio 2023», aveva buttato lì un mese fa alla Camera Matteo Renzi. E ora spunta una data possibile, confermata da fonti di governo, il 28 maggio 2023, in cui 46 milioni e mezzo di italiani potrebbero essere chiamati alle urne per eleggere il nuovo Parlamento. Sarà in ogni caso un election day (che accorperà le politiche e le regionali in Lombardia e Lazio) e quella del 28 maggio per celebrarlo è attualmente la data più gettonata nei Palazzi.
Il nodo su quando si terranno le prossime elezioni politiche, al netto di eventuali (e poco probabili) crisi di governo, tiene banco da mesi e si è rianimato da giorni: da quando si è sparsa voce di contatti tra la ministra Luciana Lamorgese ed esponenti di alcuni partiti di maggioranza. Riguardo una scadenza che andrà fissata a suo tempo dal consiglio dei ministri, su indicazione del titolare degli Interni e che cattura già ora con anticipo l’attenzione dei più alti livelli istituzionali.
Governo stabile nel semestre
Per una serie di ragioni: intanto perché con la guerra in Ucraina votare a fine maggio consentirebbe di mantenere un alto tasso di stabilità nelle strutture dello Stato. Utile anche a portare avanti le incombenze ministeriali del cronoprogramma di riforme legato alla seconda tranche del Pnrr. Questa la principale preoccupazione. «Il versamento ogni sei mesi della quota di risorse Ue spettante a ogni paese – spiega un parlamentare a conoscenza delle trattative sul tema – è legata al raggiungimento degli obiettivi, quali riforme e investimenti, anche dentro i singoli ministeri: tutto va avanti se c’è una forte leadership politica, altrimenti se si votasse a marzo, in mezzo al semestre, non si avrebbe tempo per fare le cose per bene. Mentre se si hanno a disposizione cinque mesi del 2023 prima della fine della legislatura, c’è il tempo per assicurarsi la tranche di finanziamenti di giugno e per stare tranquilli di poter portare avanti le riforme».
Le nomine delle partecipate
Secondo motivo, tenuto più sullo sfondo nei pour parler: votando a fine maggio, sarebbe il governo attuale a decidere il rinnovo delle cariche di governance delle principali società pubbliche, Eni, Enel e Leonardo, che vanno in scadenza triennale nel 2023 e che furono nominate il 20 aprile del 2020. E anche questo è un tema di primario interesse, che viene non a caso poco sbandierato.
Nuovo “Tfr” per tanti peones
La voce di elezioni il 28 maggio è tracimata come un fiume in piena nei corridoi di Camera e Senato: rispetto ad uno scioglimento delle Camere a fine gennaio 2023, per andare alle urne in marzo (visto che nel 2018 si era votato il 4 marzo), due mesi in più di attività parlamentare e di relative indennità, farebbero assai comodo a centinaia di peones che non verranno ricandidati al prossimo giro. Dove tra l’altro la compagine dei neoeletti sarà falcidiata dalla riforma del taglio del 30% dei parlamentari che andrà in vigore dalla prossima legislatura.
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