Il governo si prepara all’emergenza tetto al prezzo del gas: Draghi sfida Berlino
ALESSANDRO BARBERA, ILARIO LOMBARDO
Dal viaggio di ritorno da Kiev sono passate poche ore. A colazione, sul treno arrivato al confine polacco, aveva appena salutato Olaf Scholz ed Emmanuel Macron, dandogli appuntamento a Bruxelles la prossima settimana. Rimesso piede a Roma, Mario Draghi ha trovato sul tavolo una nuova grana. Entro l’inizio della settimana, probabilmente lunedì, dovrà incontrare vari ministri per mettere a punto un piano di emergenza energetica causato dal taglio delle forniture russe di gas. Più che un sospetto, per Draghi la coincidenza fra la visita a Kiev e lo stop imposto da Mosca è una certezza. La stagione estiva eviterà il peggio, il flusso di gas in entrata è ancora ampiamente superiore a quello consumato, ma la decisione di Mosca è un modo per mettere sotto pressione l’Europa a poche ore da un viaggio dal forte significato simbolico. Significa preparare il Paese a parole che sembravano consegnate al passato: razionamento dei consumi, massimo utilizzo delle centrali a carbone, trivellazioni in Adriatico in tempi rapidi. I Comuni, alcuni dei quali già impegnati in distacchi temporanei delle illuminazioni stradali, saranno indotti sempre di più a risparmiare. Nella decisione di Mosca c’è però anche l’altra faccia della medaglia, un’opportunità che Draghi cercherà di sfruttare al vertice dei leader europei di giovedì e venerdì prossimo: spingere perché l’Unione accetti la proposta italiana di introdurre un tetto al prezzo del gas. La diplomazia italiana è rinvigorita da quello che definiscono «il successo di Kiev», parlano di «fattore D», sperano di superare le resistenze nordiche alla proposta italiana.
L’obiettivo, ancora non dichiarato ufficialmente ma che trapela dai lavori degli sherpa, è ottenere una data, almeno approssimativa, in cui battezzare il cosiddetto «price cap». Nell’ultimo Consiglio europeo il governo era riuscito a strappare ai falchi del rigore la citazione del taglio al prezzo nel comunicato finale, cosa che non era prevista nelle prime versioni. Una conquista che poi era stata annacquata, per volontà di Berlino, tra mille vincoli. Ora però Draghi è convinto si possa fare di più, perché in meno di un mese sono cambiate radicalmente le condizioni. Come spiega una fonte di Palazzo Chigi, ci sono almeno tre aspetti da valutare. Il primo, il più decisivo: il taglio deciso da Mosca ha fatto schizzare i prezzi del gas al mercato di Amsterdam, facendoli risalire ben oltre i cento euro a megawatt ora. I secondo: l’inflazione, che non accenna a scendere e spaventa il fronte dei Paesi nordici, costretti a discutere di interventi della Banca centrale europea. E infine una ragione più squisitamente diplomatica: la vittoria incassata a Kiev sulla domanda di adesione dell’Ucraina nell’Unione.
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