Volodymyr Zelensky, “rimasto a mani vuote”: la verità sul viaggio di Draghi a Kiev

Il viaggio è stato davvero molto simbolico. Non si potevano esprimere meglio nello scenario di un Paese aggredito i valori di libertà, fraternità e uguaglianza dell’Ucraina con l’Europa. I suoi mille morti in guerra chiedevano però qualcosa di molto pratico. Che si facesse di tutto perché domani sia un po’ meglio di ieri. Che nessuno tolleri più l’accumularsi in montagne di dolore cadavere su cadavere, e si alzi in piedi, proponendo ad esempio una cosa formidabile. Ucraina non domani, ma adesso, anzi ieri, nell’Ue. Se toccano te, toccano noi. Da cui una proposta semplice semplice e onesta. Tipo: Caro Zelensky, cari fratelli e sorelle ucraine la guerra è perduta, anche se vi dessimo armi più potenti, i vostri soldati non possono imparare ad usarle in una settimana, dunque occorre che accettiate il minor male. Vi facciamo sedere non come ospiti al G7 (bla, bla) ma come membri a pieno titolo dell’Ue. Dopo di che vi accompagniamo noi da Putin per concordare qualcosa di accettabile per la vostra sacrosanta volontà di libertà e di giustizia, ma non c’è partita, sul campo il destino è segnato. Oppure: avete ragione, siamo fratelli, la tua ferita è la mia, la tua libertà è la mia, e vale più della vita. Dunque siamo disposti a sacrificare anche la vita dei nostri popoli, e magari allora davvero si vincerà. Ovvio che quest’ ultima cosa non accadrà mai. Il fronte interno dei tre Paesi vuol bene agli ucraini, ma questa guerra ci sta costando troppo.

L’IMPEGNO ITALIANO
Niente di tutto questo è accaduto. Di concreto a quanto pare ci sono tre cannoni “Cesare” che arriveranno presto da Parigi in aggiunta ad altri sei già operativi, e fanno nove: oggi il rapporto è favorevole a Mosca dieci contro uno quanto ad armamenti e loro modernità. Ecco la vera notizia pare essere questa: che l’Italia solleciterà per l’Ucraina il prossimo 23 giugno in sede di Consiglio europeo lo status di Paese candidato ad entrare nella Ue. Draghi ha convinto Macron e Scholz, è stato bravo. Poi ci vorranno anni di esami, campa cavallo. Intanto Roma cercherà in ogni modo di sbloccare le navi con i cereali che marciscono ad Odessa, trattando risolutamente con Mosca. Anche Berlino dà tutta la solidarietà del mondo a questo popolo amante della libertà e darà armi «finché sarà necessario». Un cannoncino alla volta. Per quanti secoli? Ma non è questo che aiuterà la pace. Questo lo sanno loro, e il pensiero segreto è che sarebbe il caso che questi ucraini siano meno ostinati, e non tirino fuori condizioni che offendano Putin. Se sbagliamo, sarà la storia a correggerci.

LIBERO.IT

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