M5S, è finale di partita tra Conte e Di Maio
Nella nota di scomunica che firmerà oggi il Consiglio nazionale si ribadirà anche l’allineamento del Movimento alle posizioni della Nato e dell’Europa, la volontà di promuovere ogni sforzo utile alla pace, il massimo sostegno al governo Draghi. Un sostegno rimarcato anche ieri, nelle ore più concitate, quando dalla sede del Movimento si sottolineava che «non chiederemmo mai, in piena guerra, il ritiro dal governo del ministro degli Esteri». Ma d’ora in poi, sottolineano i colonnelli di Conte, «Di Maio parlerà a nome suo, non del Movimento». Costringerlo a vivere da separato in casa, senza legittimazione, è l’unica arma che il leader M5S ha in mano per costringerlo a lasciare, nonostante si renda perfettamente conto che il titolare della Farnesina non ha bisogno di una spilla grillina al bavero della giacca per poter dimostrare agibilità politica.
Ad agitare i vertici del Movimento, però, sono le voci di una discesa di Beppe Grillo a Roma, giovedì prossimo. Escludono che il Garante possa tentare una mediazione tra Conte e Di Maio: «Non c’è più niente da ricucire».
Piuttosto, si aspettano che scenda nella Capitale per provare a tenere unito il gruppo parlamentare e, magari, per mettersi al tavolo con il leader M5S e trovare un accordo sulle possibili deroghe al limite dei due mandati. I segnali di rigidità arrivati venerdì dal Garante non sono stati presi bene da Conte. L’obiettivo è trovare un compromesso. Perché quella regola, più di ogni risoluzione e di ogni diatriba, rischia davvero di mandare in frantumi quel che resta del Movimento.
LA STAMPA
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