Acqua ed energia: emergenze e sprechi (ignorati)
La crisi del gas colpisce imprese e famiglie. La siccità flagella le nostre campagne. Il Po non è mai stato così in secca negli ultimi 70 anni. Sono le due grandi emergenze di questa estate. Più collegate tra loro di quanto non si pensi. Ma la prima è vissuta, nell’ansia suscitata dalla guerra in Ucraina, come un dramma globale, la seconda ancora no. Almeno in Italia. Si aspetta la pioggia, con un certo senso di rassegnazione. Là dove la desertificazione impoverisce e costringe ad emigrare (profughi della guerra climatica) il sentimento è assai diverso. In un rapporto Ipcc, il Gruppo intergovernativo per il cambiamento climatico dell’Onu, l’area del Mediterraneo è segnalata come quella che ha avuto il riscaldamento più preoccupante. Il gas in realtà abbonda, è (solo) una questione di prezzo. Secondo Bp — che una volta si faceva chiamare British Petroleum — le riserve mondiali accertate ammontano a 188 mila miliardi di metri cubi. L’acqua no, è via via sempre più preziosa. Ma nel nostro vissuto quotidiano è come fosse ancora illimitata e sostanzialmente gratuita, anche se non è così.
Tra i tanti referendum rimasti sulla carta ve n’è uno, del 2011, sull’acqua bene pubblico e comune che ottenne il quorum con il 54 per cento dei votanti e un sì pressoché totale. Se l’acqua è un bene primario — e siamo tutti d’accordo — perché la gestiamo così male e ne sprechiamo così tanta? Anche il referendum del 2016, quello contro le trivellazioni in mare, ebbe una valanga di sì.
Non raggiunse il quorum ma gli effetti pratici non mancarono. E sarebbe curioso sapere come voterebbero oggi quei cittadini che si opposero di fatto alla produzione nazionale di gas. Perché se oggi estraessimo, ogni anno, 5 miliardi abbondanti di metri cubi (come nel 2017), non rischieremmo il razionamento. L’anno scorso abbiamo superato di poco i 3 miliardi. Nel 1997 eravamo intorno ai 20 miliardi, più o meno la quantità importata oggi dall’Algeria che è diventata il nostro principale fornitore. La volontà popolare, specie sulle questioni energetiche, non è sempre guidata dalla saggezza e dalla lungimiranza.
La Snam ha appena acquistato una nave per la rigassificazione. A regime da sola, vale 5 miliardi di metri cubi, ovvero il 6,5 per cento del fabbisogno annuale italiano. Ma dove metterla? Non è invisibile. Ieri a Piombino c’è stata una manifestazione contraria. Non la vogliono. A Ravenna, altro polo individuato dal governo, il clima sembra più favorevole. A breve arriverà un’altra nave per la rigassificazione. Il programma Repower Eu, prevede poi che la produzione di biometano europea passi da 3,2 miliardi di metri cubi a 35 nel 2030. L’Italia nel riutilizzare a fini energetici i rifiuti e gli scarti agricoli, cioè nella cosiddetta economia circolare, ha enormi potenzialità. Oggi produciamo solo 300 milioni di metri cubi di biometano, si potrebbe arrivare a 8 miliardi nel 2030. Ma come accade per i termovalorizzatori, gli impianti non piacciono, emettono cattivi odori. Meglio non averli sotto casa. Ma da qualche parte bisognerà pur costruirli o no?
La siccità mette in pericolo il 30 per cento delle produzioni agricole con inevitabili riflessi su prezzi e qualità. Sono già centinaia i comuni, in particolare in Piemonte e in Lombardia, che hanno chiesto di attuare forme di razionamento, non solo per la mancanza di acqua ma anche per la scarsa pressione negli acquedotti. La produzione di energia idroelettrica, la migliore tra le fonti rinnovabili e soprattutto programmabile, ne ha risentito in maniera significativa, con cali tra il 40 e il 50 per cento nei primi mesi di quest’anno rispetto al 2021. Emerge, come strategica la necessità di una più vasta rete di invasi, indispensabili non solo per assicurare l’irrigazione dei campi ma anche per limitare i danni di alluvioni. La dispersione idrica negli acquedotti è ancora intorno al 40 per cento. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) dedica all’ammodernamento del servizio idrico 3,5 miliardi. Secondo Utilitatis, gli investimenti (49 euro per abitante) sono in crescita. Ma là dove la gestione è in economia, cioè pubblica, in comuni con complessivi 8 milioni di abitanti, scendono a 8 euro. La media europea è 100. La siccità è anche la conseguenza delle nostre miopie e delle nostre incapacità. Non è solo colpa del riscaldamento climatico.
Pages: 1 2