Un presidente azzoppato, ostaggio degli estremisti

Cesare Martinetti

Emmanuel Macron vince le elezioni legislative con una stretta maggioranza ma da oggi è un presidente azzoppato. La sinistra unita di Jean-Luc Mélenchon è a pochi voti dal cartello presidenziale «Ensemble!», l’estrema destra di Marine Le Pen ottiene un risultato storico. Macron è nella morsa delle estreme e nemmeno con i voti (eventuali) dei gollisti è sicuro di poter contare sulla maggioranza assoluta all’Assemblea nazionale. «Scenario italiano», si sentiva dire ieri sera nei roventi dibattiti alla tv francese. Di certo scenario totalmente inedito per la tradizione politica e istituzionale del presidenzialismo alla francese che rimette tutto in gioco, le riforme liberali e anche la collocazione internazionale della Francia, sull’Europa e sulla guerra in Ucraina.

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Dal 2002 è cioè da quando il mandato presidenziale è stato ridotto da sette a cinque anni e le elezioni legislative sono previste poco dopo quelle per il capo dello Stato, il presidente eletto ha sempre ottenuto una maggioranza assoluta schiacciante. Così era stato anche per Macron cinque anni fa. Ma oggi non c’è nemmeno una maggioranza alternativa, che avrebbe potuto rilanciare il modello della coabitazione, con un presidente di destra e il primo ministro di sinistra, com’era accaduto tra il 1997 è il 2002 con Chirac e Jospin o negli anni Ottanta con Mitterrand e Chirac. Ma allora il sistema era rigidamente bipolare con il Partisti socialista (e gli alleati di circostanza, comunisti è verdi) da una parte e i gollisti dall’altra. Questo sistema è saltato da tempo, Emmanuel Macron è stato il primo ad a essere eletto nel 2017 senza un partito alle spalle, anzi con l’emblematico programma di superare lo schema destra-sinistra. Cinque anni dopo la sua performance allora stupefacente, i due partiti storici sono effettivamente crollati, ma destra e sinistra come si vede dai clamorosi risultati di ieri non sono mai state così forti.

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Jean-Luc Mélenchon e Marine Le Pen sono incontestabilmente i due vincitori delle legislative. Il leader della sinistra è riuscito nell’impresa storica di costruire un cartello elettorale chiamato «Nupes» (Nouvelle union populaire écologiste sociale) con i suoi «Insoumis», socialisti, comunisti è verdi. Va all’Assemblea con circa 180 deputati e sarà il secondo gruppo dopo l’Ensemble presidenziale.

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