Un presidente azzoppato, ostaggio degli estremisti

La performance di Marine Le Pen è ancora più spettacolare perché passa da otto deputati a più di ottanta. Ma la sinistra ha governato a lungo la Francia ed era un errore pensare la quasi sparizione del Partito socialista fosse la fine della gauche. Il risultato del Rassemblement erede del Front National di Jean-Marie Le Pen, duce della Francia più nera, invece è un’assoluta novità nella storia del paese. L’estrema destra era emersa finora alle presidenziali, mai nelle legislative. Ma il 42 per cento di voti presi il 24 aprile scorso da Marine Le Pen nel ballottaggio con Macron erano il segno di un forte radicamento del partito nell’opinione pubblica.

Francia, la sinistra di Mélenchon diventa la principale forza di opposizione: la gioia dei militanti

È un voto storico che quasi trasforma il sistema da semipresidenziale a parlamentare. È un voto democratico che punisce l’esercizio del potere iper verticale di un presidente che si voleva «Jupiter» del sistema e lo costringerà a un negoziato continuo. È anche il certificato di una frammentazione politica, sociale e culturale. Il 54 per cento di astenuti sono il segno che una larga parte di francesi sono ormai indifferenti al gioco politico. E quelli che votano, sono divisi in tre insiemi netti (sinistra, destra, centro) che si sono combattuti in questi giorni con accenti da guerra civile. «Francia ingovernabile» titolano il Figaro e il quotidiano economico Les Echos. La prima ministra Elisabeth Borne è stata eletta nel Calvados, alcuni ministri no, dovranno dare le dimissioni, ma tutto il governo nato da appena un mese è praticamente morto, le riforme neoliberali non stanno molto bene, a cominciare da quella delle pensioni e anche la collocazione europea e internazionale della Francia diventa molto più incerta. I voti di Mélenchon e della Le Pen non sono certo sommabili nella costruzione di una politica, ma lo saranno nel bloccare il presidente. Lui parla di scacco morale per Macron, lei di rinascita della nazione. Chi di sicuro sorride da lontano è Vladimir Putin, che nel passato ha finanziato il partito di Marine e che Mélenchon sostiene di fatto con posizioni ad oltranza anti Nato. Anche su questo il voto francese rimette tutto in gioco.

LA STAMPA

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