Il campo largo è senza futuro

Alessandro De Angelis

Magari finirà (non sarebbe la prima volta) con qualche artifizio retorico nella mozione di domani in Aula. In fondo, qualcosa vuole dire se i Cinque stelle sono passati dal «no all’invio» di armi alla richiesta di un impegno per la «de-escalation», al «teneteci informati». E la sensazione è che proprio la faccia feroce verso Luigi Di Maio mostrata da Conte&Co serva a coprire, senza che appaia un cedimento, una correzione di rotta rispetto alle premesse. Per la serie: mettiamola sulla disciplina. E tuttavia la questione resta, anche dopo il passaggio parlamentare, perché l’Ucraina è solo l’epifenomeno di una crisi più profonda dei Cinque stelle, squadernata dalla botta elettorale. E accelerata dalla mossa di Luigi Di Maio che, conoscendo le abitudini della casa, già aveva messo in conto, nel momento in cui ha pronunciato la prima sillaba, la scissione, di cui c’è solo da capire l’epilogo: se il «che fai mi cacci?» o il «sai che c’è? Me ne vado». Sia come sia, il Re è nudo, svestito anche degli abiti dell’ipocrisia. E interroga, in prospettiva, innanzitutto il Pd. Enrico Letta sa quanto siano deflagranti le scissioni, perché proprio grazie a una scissione (di Alfano da Berlusconi) prolungò la sua permanenza a palazzo Chigi: può il Pd far finta di nulla e considerare come principale alleato un partito che processa, e magari espelle, il ministro degli Esteri per eccesso di atlantismo, notizia destinata a fare il giro del mondo?

In altri tempi su una cosa del genere si sarebbe aperta una crisi di governo, cosa che non accadrà in una legislatura segnata dallo stato di necessità. Però il dibattito è inevitabilmente destinato, prima o poi, ad aprirsi. Perché la verità è che il campo largo si è sfarinato elettoralmente e politicamente: quel popolo che il Movimento aveva intercettato, deluso anche dalla sinistra e con cui la sinistra voleva ri-contaminarsi, è andato altrove (destra e astensionismo) ed è rimasta una nomenklatura in crisi di identità che celebra il suo meta-congresso sull’Ucraina, con in mente collegi e mandati al prossimo giro.

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