Il gas ora fa paura: domani il comitato di sicurezza. I ministri studiano il piano razionamenti

Sofia Fraschini

Si apre una settimana clou per l’industria italiana. Il Paese si avvicina ora dopo ora allo «stato di allerta» per le forniture di gas e tra domani e mercoledì prenderà una serie di misure che andranno probabilmente nella direzione di limitare i consumi (in primis aziendali) per tutelare gli stoccaggi, ovvero le riserve di gas che l’Italia sta accumulando in vista dell’inverno. Tutto questo alla luce del graduale calo delle forniture da Mosca registrato la scorsa settimana. Ma se da un lato la situazione si fa emergenziale, dall’altro, l’Eni di cui lo Stato è grane azionista si sta facendo in quattro per aumentare gli approvvigionamenti e ieri ha annunciato una storica alleanza con il Qatar nel Gnl.

In questo contesto le prossime 48 ore saranno cruciali per capire in che direzione andrà il governo nei prossimi mesi, anche se dopo l’emergenza già dichiarata in Germania, è difficile che l’Italia possa muoversi diversamente. Domani al ministero della Transizione ecologica, ci sarà una riunione del Comitato sicurezza sul livello d’allarme per il gas, e mercoledì il ministro Roberto Cingolani vedrà anche le società fornitrici, tra cui Eni ed Enel. Secondo il piano del governo, l’alert scatta per l’interruzione della fornitura e/o in caso di eventi climatici sfavorevoli di eccezionale intensità. Ma cosa si deciderà? Il primo passo sarebbe quello di invitare le industrie, attraverso il trasportatore Snam, a limitare volontariamente i consumi, come prevedono i contratti di fornitura. In caso di attuazione del piano emergenziale, inoltre, in prima battuta spetterebbe agli operatori, come Eni, emanare misure per il risparmio delle materie energetiche e aumentare le importazioni, riducendo la domanda totale impiegando combustibili alternativi negli impianti industriali. Saranno gli operatori, in concerto con il governo, a mettere sul piatto i numeri e a muoversi di conseguenza.

Questo mentre, in parallelo, la società guidata da Claudio Descalzi ha annunciato un importantissimo accordo che se non cambierà nell’immediato il futuro degli approvvigionamenti gas ne opziona un’importante fetta dal 2025. Eni è entrata nel più grande progetto al mondo di gas naturale liquefatto in Qatar. La società italiana è stata selezionata da QatarEnergy come nuovo partner internazionale per l’espansione del progetto North Field East nel paese del Golfo. L’accordo di partnership – firmato da Descalzi con il ministro per gli Affari energetici, presidente e ad di QatarEnergy, Saad Sherida Al-Kaabi – prevede la creazione della nuova joint venture, con QatarEnergy al 75% e Eni al 25%. La joint venture a sua volta deterrà il 12,5% dell’intero progetto North Field East, di cui fanno parte 4 mega treni Gnl con una capacità combinata di liquefazione di 32 milioni di tonnellate l’anno. Il progetto consentirà di aumentare la capacità di esportazione di Gnl del Qatar dagli attuali 77 milioni a 110 milioni di tonnellate l’anno. Con un investimento di 28,75 miliardi di dollari, il progetto dovrebbe entrare in produzione entro fine 2025 e impiegherà tecnologie e processi all’avanguardia per minimizzare l’impronta carbonica complessiva. L’accordo ha una durata di 27 anni e costituisce per Eni una mossa strategica, rafforzando la presenza in Medio Oriente del Cane a Sei Zampe, che ottiene l’accesso a un produttore di Gnl leader a livello globale, con riserve di gas naturale tra le più grandi al mondo. «Questo accordo è una significativa pietra miliare per Eni e si inserisce nel nostro obiettivo di diversificazione verso fonti energetiche più pulite», ha spiegato Descalzi.

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