Dall’Olanda all’Italia l’Europa riaccende il vecchio carbone

di Luca Fraioli

ll carbone, ancora lui. Sembrava relegato ormai ai romanzi di Dickens o alle locomotive dei vecchi western. E invece all’Europa tocca tornare a spalarlo e bruciarlo anche nell’era digitale e dei cambiamenti climatici. Lo ha ammesso a malincuore il ministro tedesco dell’Economia Robert Habeck, annunciando la volontà di Berlino di puntare sulle centrali che producono elettricità con il più inquinante dei combustibili fossili: «È una decisione amara, ma è essenziale per ridurre il consumo di gas». Un duro colpo per l’esponente dei Verdi, diventato vice cancelliere con l’obiettivo opposto: far assumere alla Germania la leadership di un nuovo mondo alimentato dalle rinnovabili.

Ma la crisi energetica innescata dal conflitto ucraino non ha fatto saltare solo i piani di Habeck. Anche l’Austria si sta attrezzando per tornare al carbone, dopo la parziale chiusura dei rubinetti del gas da parte della Russia. Vienna ha annunciato di voler riattivare la centrale di Mellach, nel sud del Paese. «Ci vorranno diversi mesi», ha spiegato il governo: Mellach – ultima centrale a carbone in Austria – era stata chiusa nel 2020, nell’ambito del piano del governo di arrivare al 2030 con una produzione di energia 100% rinnovabile. E una decisione analoga è arrivata ieri dall’Olanda, che ha eliminato fino al 2024 il tetto del 35% di capacità a cui funzionavano gli impianti a carbone, per ridurre le emissioni. Nel caso la Russia dovesse bloccare del tutto la vendita di gas, anche l’Italia è pronta a far marciare a pieno regime le sei centrali ancora operative, in teoria da pensionare entro il 2025.

Se le decisioni di Vienna e L’Aia confermano il ritorno al passato, è il dietrofront di Berlino a destare le maggiori preoccupazioni. Per il suo valore simbolico e quantitativo. Dei circa 50 gigawatt di fabbisogno elettrico giornaliero della Germania infatti, ben 15 vengono dal carbone. Mentre la piccola Olanda si ferma a 1,45. In Italia la domanda giornaliera di elettricità è 33 gigawatt ma solo 3 vengono dalle centrali a carbone.

Il problema è capire quanto il ricorso al carbone sia temporaneo, legato all’emergenza, o quanto invece rischi di vanificare gli sforzi per decarbonizzare il comparto energetico. La Commissione europea con il RepowerEu ha concesso un ritorno temporaneo ai fossili, ribadendo però che il futuro sono rinnovabili e risparmio energetico. «Dobbiamo utilizzare questa crisi per andare avanti, non per ricadere nei combustibili inquinanti: non è ancora detto che prenderemo la svolta giusta», ha detto ieri la presidente della Commissione von der Leyen. La Germania ci crede ancora: «L’uscita dal carbone nel 2030 non vacilla affatto», ha detto ieri Berlino.

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