Aeroporti in crisi, da Malpensa ad Amsterdam la ripresa ha spiazzato le low cost
Giuliano Balestreri
Voli cancellati, scioperi, tetto al numero di decolli e atterraggi quotidiani. E ancora: mancanza di personale ai controlli e agli imbarchi. L’estate europea nei cieli rischia di trasformarsi in un calvario senza fine. Complice una ripresa per certi versi inattesa dalla quale i principali operatori del Vecchio continente si sono fatti cogliere impreparati. «C’è stato un grave problema di valutazione, da parte delle aziende aeroportuali, ma in generale nel mondo dei trasporti» spiegano da Fit-Cisl, anche se il sindacato confida che il gap tra domanda e offerta di lavoro si chiuda rapidamente.
Di certo la situazione è delicata perché, come riporta Iata, il traffico aereo si sta avvicinando rapidamente al periodo pre Covid con l’83% di passeggeri in volo: un dato che era solo al 30% a gennaio. In questo scenario, l’Italia riesce a fare meglio degli altri Paesi europei grazie al ricorso massiccio agli ammortizzatori sociali durante la crisi. Un intervento che ha permesso – di fatto – di non espellere alcun lavoratore dal ciclo produttivo dei trasporti e riducendo progressivamente la cassa integrazione con la ripresa del mercato. In Gran Bretagna, così come in Germania, invece, i licenziamenti hanno tagliato ai minimi termini l’occupazione. E adesso recuperare terreno è complicato. Il timore degli addetti ai lavori, però, è che la valanga europea travolga anche l’Italia.
L’ITALIA
Fiumicino e Malpensa, il grande assalto:
«Ma i disagi sono colpa dei poli stranieri»
Nel
caos generalizzato che ha travolto gli aeroporti di tutto il Vecchio
continente, si distinguono gli scali italiani – da Roma Fiumicino a
Milano Malpensa – dove i disagi sono ridotti e comunque esclusivamente
legati alla ripresa del traffico aereo e ai ritardi dei vettori in
arrivo dall’estero.
D’altra parte, come ha spiegato l’amministratore delegato di Aeroporti di Roma, Marco Troncone, il traffico aereo è tornato vicino all’85% del periodo pre Covid, che per lo scalo romano si traduce in circa 110 mila passeggeri al giorno contro i 130 mila del 2019. A fare la differenza, però, è la presenza di personale e addetti: grazie al ricorso massiccio alla cassa integrazione, ai ristori e a gli interventi a favore di aziende e lavoratori, le società italiane hanno ridotto al minimo gli esuberi e oggi sono in grado di lavorare a regime – o quasi. A rendere complessa la situazione – spiegano i sindacati – è la forte interconnessione del mercato per la quale un qualunque ritardo o cancellazione si ripercuote a catena sull’intera rete di trasporti. «Negli ultimi due anni – ha spiegato Troncone – molte persone hanno lasciato il settore e oggi non vogliono o non possono tornare e tante società stanno combattendo con questa mancanza di personale. E la ripresa è stata più veloce del previsto, ma noi non abbiamo mai smesso di investire».
LA GRAN BRETAGNA (di Alessandra Rizzo)
Bagagli persi, centinaia di cancellazioni
e la Brexit complica le nuove assunzioni
Centinaia
di voli cancellati; montagne di bagagli ammassati ; tetto al numero di
voli consentiti. I disagi negli scali londinesi sono tali che Heathrow
ha chiesto alle compagnie aeree di tagliare il 10% dei voli dai Terminal
2 e 3 nella giornata di ieri, mentre easyJet ha annunciato una
riduzione del 7% ai 160,000 voli normalmente previsti tra luglio e
settembre. Il problema globale della scarsità di personale è aggravato
nel Regno Unito dalla Brexit, che complica il reclutamento di nuovi
lavoratori. EasyJet ha dovuto respingere 8 mila domande di lavoro, pari
al 40% del totale, in quanto provenienti da cittadini Ue senza permesso
di lavoro. Secondo il Times, British Airways, easyJet e altre compagnie
stanno usando una scappatoia legale (l’affitto di velivoli da compagnie
Ue) per utilizzare equipaggi europei senza il visto. Ma non basta.
Heathrow, l’areoporto più grande d’Europa per numero di passeggeri, è da
giorni alle prese con un imbarazzante problema tecnico per il ritiro
bagagli. Ha dovuto cancellare una trentina di voli e lasciare a terra
circa 5,000 persone. Gatwick ha imposto un tetto al numero di voli
giornalieri. Tra il caos negli areoporti, gli scioperi delle ferrovie di
questi giorni e il rischio di altre azioni sindacali nelle prossime
settimane si prospetta davvero «un’estate dello scontento».
I PAESI BASSI
Schiphol, lo stop nel cuore dei collegamenti
e il personale di terra paralizza Bruxelles
L’aeroporto
olandese di Schiphol, ad Amsterdam, taglierà il 16% dei voli in
programma per la prossima estate. Una decisione presa a causa della
mancanza di lavoratori nella scalo: dalla sicurezza all’accettazione.
Circa la metà dei vettori che rimarranno a terra saranno quelli della
compagnia franco olandese, Air France-Klm, mentre la low-cost britannica
EasyJet taglierà un «numero imprecisato di voli». Una situazione che
rischia di degenerare anche perché ieri, alcuni addetti alle pulizie
dello scalo olandese hanno scioperato per non aver ricevuto un bonus
riconosciuto a circa 15mila dipendenti dello scalo. La società, infatti,
ha riconosciuto un bonus da 5,25 euro l’ora perché non è direttamente
impiegato dall’aeroporto, ma da agenzie che lavorano per altre aziende,
come le compagnie aeree, e che quindi non sono state incluse
nell’accordo sull’aumento retributivo.
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