Maturità 2022 al via: le tracce della prima prova, il tema di italiano | La diretta
di Gianna Fregonara e Orsola Riva
Oggi la prima prova dell’esame di maturità 2022: nelle tracce Nedda di Verga, La via ferrata di Pascoli, un brano dal libro di Liliana Segre e Gherardo Colombo, ma anche il Covid, la musica e l’iperconnessione e i suoi rischi. Rispettate le attese della vigilia.
• Alle 8.30 di oggi, 520 mila studenti hanno cominciato il loro esame di maturità con la prima prova scritta.
• Tra le tracce più attese Giovanni Pascoli e Giovanni Verga.
• Intervistato ieri dal Corriere,
il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi dice: «L’esame di maturità
non è un test: serve a valutare il percorso svolto dai ragazzi in un
periodo particolarmente difficile. E infatti la media dei voti del
triennio quest’anno conta fino al 50 per cento sul voto finale. Non
serve usare il bilancino. Anche in caso di uno scivolone nello scritto,
le commissioni possono essere equilibrate: sono autonome e hanno la
responsabilità di valutare la persona»
• Tutti gli aggiornamenti nello speciale Maturità 2022
Ore 09:42 –
Ore 09:40 – «Nedda» di Giovanni Verga, la prima traccia
«Era una ragazza bruna, vestita miseramente; aveva quell’attitudine timida e ruvida che danno la miseria e l’isolamento. Forse sarebbe stata bella, se gli stenti e la fatica non ne avessero alterato profondamente non solo le sembianze gentili della donna, ma direi anche la forma umana. I suoi capelli erano neri, folti, arruffati, appena annodati con dello spago; aveva denti bianchi come l’avorio, e una certa grossolana avvenenza di lineamenti che rendeva attraente il suo sorriso. Gli occhi erano neri, grandi, nuotanti in un fluido azzurrino, quali li avrebbe invidiati una regina a quella povera figliuola raggomitolata sull’ultimo gradino della scala umana, se non fossero stati offuscati dall’ombrosa timidezza della mi – seria, o non fossero sembrati stupidi per una triste e continua rassegnazione. Le sue membra schiacciate da pesi enormi, o sviluppate violentemente da sforzi penosi erano diventate grossolane, senza essere robuste. Ella faceva da manovale, quando non aveva da trasportare sassi nei terreni che si andavano dissodando, o portava dei carichi in città per conto altrui, o faceva di quegli altri lavori più duri che da quella parte stimansi inferiori al compito dell’uomo. La vendemmia, la messe, la raccolta delle olive, erano per lei delle feste, dei giorni di baldoria, un passatempo, anziché una fatica. È vero bensì che fruttavano appena la metà di una buona giornata estiva da manovale, la quale dava 13 bravi soldi! I cenci sovrapposti in forma di vesti rendevano grottesca quella che avrebbe dovuto essere la delicata bellezza muliebre. L’immaginazione più vivace non avrebbe potuto figurarsi che quelle mani costrette ad un’aspra fatica di tutti i giorni, a raspar fra il gelo, o la terra bruciante, o i rovi e i crepacci, che quei piedi abituati ad andar nudi sulla neve e sulle rocce infuocate dal sole, a lacerarsi sulle spine, o a indurirsi sui sassi, avrebbero potuto essere belli. Nessuno avrebbe potuto dire quanti anni avesse codesta creatura umana; la miseria l’aveva schiacciata da bambina con tutti gli stenti che deformano e induriscono il corpo, l’anima e l’intelligenza. – Così era stato di sua madre, così di sua nonna, così sarebbe stato di sua figlia. (…) Tre giorni dopo udì un gran cicaleccio per la strada. Si affacciò al muricciolo, e vide in mezzo ad un crocchio di contadini e di comari Janu disteso su una scala a piuoli, pallido come un cencio lavato, e colla testa fasciata da un fazzoletto tutto sporco di sangue. Lungo la via dolorosa che dovette farsi prima di giungere al casolare di lui, egli, tenendola per mano, le narrò come, trovandosi così debole per le febbri, era caduto da un’alta cima, e s’era concio a quel modo41. – Il cuore te lo diceva! mormorò egli con un triste sorriso. Ella l’ascoltava coi suoi grand’occhi spalancati, pallida come lui, e tenendolo per mano. L’indomani egli morì. (…) Adesso, quando cercava del lavoro, le ridevano in faccia, non per schernire la ragazza colpevole, ma perché la povera madre non poteva più lavorare come prima. Dopo i primi rifiuti e le prime risate ella non osò cercare più oltre, e si chiuse nella sua casupola, come un uccelletto ferito che va a rannicchiarsi nel suo nido. Quei pochi soldi raccolti in fondo alla calza se ne andarono l’un dopo l’altro, e dietro ai soldi la bella veste nuova, e il bel fazzoletto di seta. Lo zio Giovanni la soccorreva per quel poco che poteva, con quella carità indulgente e riparatrice senza la quale la morale del curato è ingiusta e sterile, e le impedì così di morire di fame. Ella diede alla luce una bambina rachitica e stenta: quando le dissero che non era un maschio pianse come avea pianto la sera in cui avea chiuso l’uscio del casolare e s’era trovata senza la mamma, ma non volle che la buttassero alla Ruota».
Ore 09:34 – Il Nobel Parisi dal Parlamento alla maturità
La terza traccia del testo argomentativo ha come spunto il discorso tenuto dal Nobel Giorgio Parisi alla Camera dei Deputati l’8 ottobre 2021. Eccolo: «L ’umanità deve fare delle scelte essenziali, deve contrastare con forza il cambiamento climatico. Sono decenni che la scienza ci ha avvertiti che i comportamenti umani stanno mettendo le basi per un aumento vertiginoso della temperatura del nostro pianeta. Sfortunatamente, le azioni intraprese dai governi non sono state all’altezza di questa sfida e i risultati finora sono stati assolutamente modesti. Negli ultimi anni gli effetti del cambiamenti climatico sono sotto gli occhi di tutti: le inondazioni, gli uragani, le ondate di calore e gli incendi devastanti, di cui siamo stati spettatori attoniti, sono un timidissimo assaggio di quello che avverrà nel futuro su una scala enormemente più grande. Adesso, comincia a esserci una reazione forse più risoluta ma abbiamo bisogno di misure decisamente più incisive. Dall’esperienza della COVID sappiamo che non è facile prendere misure efficaci in tempo. Spesso le misure di contenimento della pandemia sono state prese in ritardo, solo in un momento in cui non erano più rimandabili. Sappiamo tutti che «il medico pietoso fece la piaga purulenta». Voi avete il dovere di non essere medici pietosi. Il vostro compito storico è di aiutare l’umanità a passare per una strada piena di pericoli.
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