L’ora della scissione. Il lugubre epitaffio del fondatore Grillo: la morte va accettata
Le metafore funerarie Grillo (nel tondo) le ha sempre usate per parlare dei partiti, gli altri ovviamente. «Siete morti», «zombie che camminano», «ectoplasmi politici», «cadavere in decomposizione» (a proposito di un ex premier in vita, che maestro di eleganza) e altri epiteti da repertorio horror. Stavolta a spirare davanti ai suoi occhi è invece il M5s, e a Grillo tocca scrivere l’epitaffio sulla tomba del fu Movimento. Sul blog in un tripudio di immagini lugubri, tra «paludi» e «oscurità» e luci che «disinfettano», citando Steve Jobs il fondatore dei 5s saluta la morte «come agente di cambiamento della vita», dunque il passaggio a miglior vita del M5s, da cui Grillo aveva comunque già astutamente preso le distanze da tempo, intuendo che sarebbe finita malissimo. «Siamo tutti qui per andarcene – ricorda sempre in tema campo santo -, ma possiamo scegliere di lasciare una foresta rigenerata o pietrificata». Il paragone tra la Apple e il M5s è lievemente azzardato, ma la questione è un’altra.
Il monumento funebre di Grillo contiene anche una precisa accusa, ed è contro Di Maio. «Qualcuno non crede più nelle regole del gioco? Che lo dica con coraggio e senza espedienti». Qui la regola del gioco è il limite dei due mandati parlamentari, l’arma utilizzata da Conte per far fuori la vecchia guardia M5s, Di Maio in testa, e portare in Parlamento truppe a lui fedeli con le politiche dell’anno prossimo (oltre ai veterani contiani «derogati» dal limite per editto del capo). Nei giorni scorsi Conte ha attaccato su questo Di Maio, definendolo «in fibrillazione per la ricandidatura». E Grillo si è schierato con lui, con un post in cui difendeva la regola dei due mandati contro i «gestori che si arroccano nel potere», perché la funzione della regola è «prevenire il rischio di sclerosi del sistema di potere, se non di una sua deriva autoritaria, che è ben maggiore del sacrificio di qualche (vero o sedicente) Grande Uomo».
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