Il razionamento del gas di Mosca e la morsa dell’inflazione in Europa: la scossa ai governi
di Federico Fubini
Magari occorreva che l’inflazione da energia entrasse brutalmente nella vita politica occidentale, perché l’Unione europea almeno provasse a giocare d’anticipo su Vladimir Putin. Joe Biden negli Stati Uniti affronta elezioni di mid-term dominate dal costo del carburante, in Francia Emmanuel Macron subisce una sconfitta elettorale da partiti radicali che cavalcano il carovita e persino la Banca centrale europea è per questo nella sua fase più difficile dal 2012. Le conseguenze economiche della guerra ormai incidono sugli equilibri di potere dei Paesi che non combattono, ma applicano sanzioni. Contro di essi — specie contro gli europei — Putin ha avviato il suo ultimo ciclo di razionamento del gas già da inizio di maggio (come mostra il grafico). Lo ha fatto non appena i primi quattro mesi dell’anno gli hanno garantito sui conti pubblici entrate in più pari a 44 miliardi di euro, rispetto a un anno prima. E come Putin stesso aveva già sperimentato fra dicembre e febbraio, i tagli alle forniture fanno salire i prezzi generando inflazione in Europa.
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