Intervista a Boris Johnson: «No a una cattiva pace per l’Ucraina: l’Occidente non ceda alla fatica della guerra. Putin deve fallire»
Il premier britannico: «Gli ucraini non accetteranno un conflitto congelato nel quale lo zar è in grado di continuare a minacciare ulteriore violenza e aggressione. Bisogna tornare ai confini di prima del 24 febbraio». «All’Europa offriremo sempre sostegno sulla sicurezza». La crisi economica e i costi della Brexit? «Funzioniamo meglio in autonomia, torneremo in testa alla classifica della crescita in due o tre anni. E sarò io a guidare il partito alla vittoria alle prossime elezioni»
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
LONDRA
— «Piacere, Boris!»: si presenta così Johnson, un po’ scarmigliato come
sempre, all’appuntamento a Downing Street per l’intervista col Corriere (realizzata assieme al quotidiano spagnolo El Mundo, al francese Le Monde e alla tedesca Suddeutsche Zeitung). Il primo ministro prende posto sotto il grande ritratto di Margaret Thatcher, in quello che fu l’ufficio privato della Lady di Ferro, per un giro d’orizzonte alla vigilia dei vertici del G7 in Germania e della Nato a Madrid. Il focus è ovviamente la guerra in Ucraina e il messaggio di Johnson agli alleati è chiaro: non è questo il momento di fermarsi.
Signor primo ministro, stanno emergendo
differenze fra gli alleati occidentali riguardo il conflitto in corso:
teme che ci siano Paesi europei che stanno spingendo per una troppo
rapida soluzione negoziale?
C’è il rischio di una stanchezza sull’Ucraina, c
’è il rischio che la gente non riesca a vedere che questa è una battaglia vitale per i nostri valori,
per il mondo. I costi dell’energia, la spinta dell’inflazione, i prezzi
del cibo stanno avendo un impatto sulla fermezza delle persone: ma
questo non sta avendo un impatto sulla fermezza del Regno Unito. Crediamo che dobbiamo aiutare gli ucraini a ottenere una capacità di resistenza strategica: devono continuare ad andare avanti.
Ma non possiamo essere più ucraini degli ucraini, è la loro crisi, loro
devono decidere cosa vogliono fare. Ma è assolutamente chiaro, se vai
lì e parli con gli ucraini, con Zelensky, che loro non cederanno territori in cambio della pace, non faranno un cattivo accordo.
Non vogliono essere forzati a un negoziato, non acconsentiranno a un
conflitto congelato nel quale Putin è in grado di continuare a
minacciare ulteriore violenza e aggressione. Il
territorio ucraino deve essere restaurato, almeno nei confini prima del
24 febbraio, la sovranità e la sicurezza dell’Ucraina devono essere
protette. E dunque sì, c’è una stanchezza, ma è qualcosa che
dobbiamo affrontare, dobbiamo continuare a perorare la causa col nostro
elettorato e le nostre popolazioni. Ma trovo che l’unità dell’Occidente sia ben più evidente delle divisioni. Il futuro del mondo dipende dal mantenere una forte, robusta posizione sull’Ucraina:
ciò che dobbiamo fare è lavorare assieme come europei per evitare
quello che credo sarebbe un disastro, ossia una cattiva pace in Ucraina,
costringere gli ucraini ad accettare termini che dovrebbero essere un
anatema per gli europei.
Lei continua a dire che Putin deve fallire: ma qual è il punto finale di questa guerra?
Quando diciamo che Putin deve fallire non stiamo facendo riferimento
a eventi a Mosca o alla politica russa: non è questo il mio obiettivo,
dobbiamo essere chiari. Cosa intendo è che dobbiamo tornare almeno allo status quo precedente il 24 febbraio: questo è ciò che intendo per fallimento. Significa che le sue forze siano espulse dalle aree dell’Ucraina che hanno invaso finora.
La domanda è: come succede?
In questo momento, il conflitto può andare nell’uno o nell’altro senso. Penso che sia il caso, nei prossimi mesi, di aiutare gli ucraini a cambiare la dinamica della situazione: e questo è ciò che proporrò ai vertici del G7 e della Nato. Questo non è il momento per mantenere lo status quo, questo è il momento per provare a rovesciare le cose.
Fintantoché gli ucraini sono capaci di montare una controffensiva,
dovrebbero essere sostenuti, con l’equipaggiamento che ci stanno
chiedendo.
Il Papa ha detto che la Russia è stata provocata dalla Nato: lei è d’accordo o il Papa è fallibile?
(Qui Johnson scoppia in una grande risata). Lasciando da parte le
vedute di Sua Santità, che metterò rispettosamente in un angolo, penso
che sia stato sempre ragionevole per la Nato avere una politica della
porta aperta. La Nato è una alleanza pacifica, serve a proteggere, non è
un’alleanza aggressiva. Posti come la Polonia o i Baltici hanno
lunghe memorie di attacchi da entrambe le direzioni e penso che avessero
diritto a cercare solidarietà.
Il presidente francese Macron ha
proposto una architettura europea nella quale la Gran Bretagna potrebbe
rientrare in un cerchio esterno. Sarebbe d’accordo, magari all’interno
di una struttura di difesa e sicurezza?
Il ruolo del Regno Unito è di essere a sostegno dell’Europa e
continueremo sempre a farlo, lo abbiamo fatto per più di un secolo: offriremo sempre sostegno per quanto riguarda la sicurezza. Vediamo il nostro ruolo come garanti e sostenitori dell’Europa:
possiamo non essere più nell’architettura della cattedrale, nel Duomo,
ma siamo un contrafforte volante, un bellissimo stravagante pezzo di
architettura, che sostiene dall’esterno. Cosa vogliamo fare è essere a
supporto della sicurezza e prosperità europea, lo vediamo come parte
integrante della nostra sicurezza e prosperità.
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