Il piano di Draghi sul tetto ai prezzi del gas, spiegato

Sul secondo, Draghi sottolinea l’esigenza di agire su scala comunitaria, come ricordato il 10 giugno scorso inaugurando a Parigi il vertice interministeriale dell’Osce: il premier italiano propone di sostenere i cittadini operando un piano di garanzia per le imprese più a rischio simile al fondo Sure, finanziato da strumenti di debito condiviso, avente l’obiettivo di sostenere i cittadini e contrastare l’aumento dei costi dell’energia. Tale misura dovrebbe essere il naturale complemento di quello che sul fronte investimenti farà invece il piano RePowerEU secondo cui  gli Stati membri potranno utilizzare i prestiti europei del Next Generation Eu per finanziare interventi di vario tipo nei settori critici per gli approvvigionamenti e gli investimenti e le misure per la modernizzazione in campo energetico di interesse strategico.

Tali manovre appaiono inscindibili nell’ottica del premier: sul primo fronte si agirebbe sul prezzo del gas per il sistema economico, sul secondo si aprirebbero guadagni e surplus per i consumatori, che dunque avrebbero maggiori garanzie e tutele negli acquisti, in una dinamica capace di innescare una spirale discendente nei prezzi nel quadro di un sistema già vigilato da un non plus ultra per il prezzo di mercato.

Opportunità e rischi

L’agenda Draghi offre la possibilità di vedere l’Italia protagonista della partita energetica europea. Eni, Enel e gli altri colossi nazionali sostengono il piano che, nel quadro dell’agenda anti-austerità, ha il sostegno dell’Europa mediterranea e potrebbe pure coinvolgere i Paesi nordici, come i baltici e la Finlandia, a rischio sul fronte energetico per gli embarghi russi, rompendo dunque il fronte tradizionale dei rigoristi.

Al contempo, si darebbe concretezza al superamento del tradizionale modello dominante in Europa fondato sull’unica garanzia delle leggi di mercato, a cui l’Europa (ma in realtà gli Stati) risponderebbero con un nuovo momento di rilancio della mano pubblica.

Infine, si potrebbe dare sostanza a misure adottabili sul fronte nazionale ma che solo con garanzie di questo tipo sarebbero efficaci: le garanzie pubbliche agli stoccaggi gasieri sono un esempio tipico.

Al contempo non mancano i problemi per applicare un’agenda del genere. In primo luogo le rigidità comunitarie, con buona parte dei burocrati della Commissione che temono di vedersi defraudati qualora si minassero di fatto i principi della Concorrenza. Mentre in secondo luogo c’è il fatto che, trattandosi di una misura senza precedenti, il punto di caduta da tenere d’occhio è quello dei costi di un pacchetto che avrebbe, in sostanza, connotati politici prima ancora che economici in senso stretto. E infine, come nota Today, andrebbero stabilite regole ferree per evitare contenziosi legali coi giganti, americani e britannici innanzitutto, del settore energetico. Per ovviare a questi tre problemi serve coraggio e capacità di visione. In un concetto? Programmazione politica. L’ora è quella di adesso. Senza cambiare le regole, senza pensiero originale e senza un minimo gradiente di rischio la tempesta energetica può infatti diventare tsunami economico. Il tetto ai prezzi è una panacea? No, ma perlomeno è una proposta di discontinuità. Su cui vale la pena riflettere a livello di sistema.

INSIDEOVER

IL GIORNALE

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