L’aborto è una scelta che spetta solo alle donne, facciamo politica per vigilare sui diritti”

Quando «Rbg» è morta, nel 2020, Trump ha nominato al suo posto una giovane donna: Amy Coney Barret. Barret, che ha votato contro l’aborto, è nata il 28 gennaio 1972: esattamente nel mese e nell’anno in cui un team di avvocate decide di portare all’attenzione della Suprema Corte il caso di Norma McCorvey, donna di origini Cherokee sposata a 16 anni con un uomo violento dal quale ha due figli, incinta del terzo, che vuole abortire. Attraverso l’avvocato Henry Menasco Wade il governo del Texas si costituisce contro di lei, che sarà conosciuta dal mondo con il nome di fantasia Jane Roe. Roe versus Wade, i ragazzi lo studiano in High School. Una donna senza nessun potere, nativa d’America, contro il potere costituito del governo. Vince, il mondo cambia. Amy Coney Barret celebra il suo primo compleanno, il 28 gennaio 1973, la torta con una candelina e le canzoncine e i festoni in salotto, sei giorni dopo la sentenza che cambia la storia dei diritti delle donne negli Usa. Non può averne idea. Oggi, 50 anni dopo, è lei a ribaltarla. Un’altra lezione, se ce ne fosse bisogno: non basta dire donna. Del resto, per la memoria dei suoi seguaci tardivi, è giusto ricordare quel che disse Oriana Fallaci, dell’aborto, durante un dibattito pubblico di cui trovate video su Youtube: «La decisione tocca a noi, alle donne. Trovo sbagliato che a questo incontro ci siano sei uomini e tre donne. Dovrebbe essere il contrario». Tuttavia, neppure questo basta. È (anche) una giovane donna a demolire il lavoro di una vita della più celebre giurista d’America, ma non facciamone una tragedia. Seguiamo la lezione di Ruth Bader Gisburg: occupiamoci ogni giorno del compito di questo giorno, andiamo avanti senza deflettere, facciamo attenzione di non procedere troppo in fretta, mettiamo basi solide, studiamo bene. Lei, oggi, di certo senza retorica ripartirebbe da qui. Ci vorrà tempo, ma è solo quando hai toccato il fondo che puoi risalire. «È una decisione che consegna la più personale delle scelte ai capricci della politica e dell’ideologia», ha detto della sentenza Barack Obama. È dei capricci della politica che bisogna occuparsi: comprenderli, governarli, avere parola e tenerla di conto. Siamo noi che decidiamo. È la politica che anche quando non ti occupi di lei si occupa di te. Spieghiamolo ai bambini nelle scuole. Mostriamogli che se si possono avere pistole e non libertà di scelta nella propria vita privata è perché prima dei diritti vengono sempre gli interessi. Sono i soldi che comandano, e finché sarà così non ci sarà giustizia sociale. Infine, qui da noi qui in Italia, proviamo a pensare che questa non è un’esercitazione. Come dicono i militari: Questa. Non è. Un’esercitazione. Non basta dire donna. Non basta dirsi paladine del popolo, abbasso la casta. Tutti alla fine diventano casta, quando arrivano lì. E però: destra e sinistra non sono uguali, avete visto. Occhio a dire: chi se ne frega della politica.

LA STAMPA

Rating 3.00 out of 5

Pages: 1 2


No Comments so far.

Leave a Reply

Marquee Powered By Know How Media.