Superbonus 110, facciamo chiarezza sul blocco dei crediti: ecco perché la data di metà luglio può cambiare le cose
«Con riferimento ai profili di responsabilità in tema di utilizzo dei crediti – si legge nella nota – i fornitori e i soggetti cessionari rispondono solo per l’eventuale utilizzo del credito d’imposta in modo irregolare o in misura maggiore rispetto al credito d’imposta ricevuto, salvo che non ricorra il cosiddetto “concorso nella violazione”. Tuttavia, con i nuovi chiarimenti contenuti nella Circolare la responsabilità in solido del fornitore e dei cessionari, secondo l’Agenzia delle Entrate, va individuata sulla base degli elementi riscontrabili nella singola istruttoria. L’Abi evidenzia che «i chiarimenti diramati dall’Agenzia delle Entrate forniscono delle cogenti linee guida in merito alle operazioni relative al Superbonus». Le banche coinvolte nelle operazioni di acquisto dei crediti del Superbonus dovranno esercitare «una qualificata ed elevata diligenza professionale» per evitare di essere considerati responsabili in solido degli illeciti ai danni del fisco.
104 esposti del Codacons
Per nP A dimostrazione del caos che vige attorno alla questione Superbonus è di stamane la notizia che il Codacons presenterà un esposto a 104 Procure della Repubblica di tutta Italia, ad Abi, Bankitalia e alla Presidenza del Consiglio dei ministri in materia chiedendo di aprire indagini in merito all’operato non solo del governo ma anche del sistema bancario. «Le banche più importanti – e figurarsi le piccole – avrebbero esaurito i plafond e starebbero comunicando ai clienti di non poter più sottoscrivere nuovi contratti di cessione dei bonus», scrive il Codacons nell’esposto. Il rischio maggiore è che le imprese edili chiamate ad effettuare il cosiddetto “sconto in fattura” – prosegue il Codacons – potrebbero non riuscire più a cedere i crediti fiscali acquisiti, soprattutto nel caso di lavori di una certa entità. Riuscire a finire gli interventi già cominciati è di importanza prioritaria, non solo per i cittadini che devono pagare opere che rischiano di rimanere incompiute, ma anche per le aziende edili coinvolte. La maggior parte delle banche e delle compagnie assicurative hanno infatti sospeso il servizio e quelle che al momento accettano nuove pratiche hanno rivisto al rialzo le trattenute applicate ai clienti. Ben 33mila imprese artigiane rischiano quindi di fallire a causa di tale situazione e più di 150mila lavoratori potrebbero perdere il posto».
L’impressione, però, è che qualcosa si possa muovere proprio da metà luglio in avanti quando il decreto Aiuti sarà convertito in legge. E il mondo delle imprese guarda, appunto, proprio a tale data.
LA STAMPA
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