Putin, il mediocre pericoloso

Putin ha la faccia di chi ha compreso che, in fondo, è molto difficile costruire e molto più facile distruggere e pensa che il faticoso progresso abbia le sue trappole, il suo alto prezzo, i suoi onerosi sfinimenti. Ma non è un fanatico, un megalomane della distruzione. È il difettuccio che ha, per fortuna, travolto Hitler. Vi si applica con quieto metodo da formica. Come accaduto in questi quattro mesi e nei precedenti venti anni. È paziente. Non si svela. Quindi doppiamente pericoloso.

Prestate attenzione a come parla. I concetti che usa, «denazificare l’ucraina», «l’aggressione della Nato», «le sanzioni non ci piegheranno», sono tutti concetti euristici, utili in determinate circostanze, ma da gettare dopo l’uso, parte di una promessa o di una minaccia che lui stesso sa non verrà mantenuta.

Sembra sorpreso, per primo, quando catechizza nel Serraglio i cacicchi o i generali, di ciò che ha detto, non vorrebbe ritrattare ma neanche lasciare solo le cose come stanno. Non è un egotista escandescente. Voce uniforme, gli accenni retorici si fermano in gola e suonano improbabili. Anche la sua rabbia contro gli ucraini o gli americani non pare nuova, come se gli venisse in mente per la centesima volta. Non vede perché dovrebbe ripetere ancora cose così chiare.

Eppure questo uomo mediocre, piatto ci resiste, forse perfino ci vince. La sua forza è che parla della guerra come se fosse stata da sempre parte di quei luoghi, incominci anche a lei a viverci come gli alberi o le strade. Dicono che i russi abbiano subito molte perdite diecimila, quindicimila soldati morti secondo stime più realistiche che la propaganda ucraina. È una cifra immensa, il numero in se stesso è mostruoso, crudele. Eppure Putin dà l’impressione che nella burocratica esecuzione dei suoi piani, non avrebbe alcun timore a guardarli. Come si guardano i morti per vecchiaia o malattia, stesi sul letto prima del funerale con il crocefisso sul petto in una stanza illuminata da lumini dove donne gemono allungando litanie.

Ecco: dopo quattro mesi Putin è immobile in se stesso, imperturbabile, indecifrabile, come se tutto procedesse secondo i piani, e le città distrutte i massacri, i cadaveri, le carestie, perfino le ritirate fossero dettagli previsti. Per questo Putin è pericoloso: perché sembra vivere una vita apocrifa, clandestina, supposta, sotto la protezione di una biografia e di un nome che non è il suo.

LA STAMPA

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