L’Occidente unito manda un segnale allo zar
Certo, il G7 qualche prezzo alla priorità dell’emergenza Ucraina lo ha pagato. Non hanno torto attivisti del clima e organizzazioni umanitarie a denunciare l’abbandono o l’indebolimento di alcuni precedenti impegni nella decarbonizzazione e lo sforzo insufficiente per combattere le crisi alimentari, in parte ma non solo conseguenza della guerra, che vedono quasi 1 miliardo di persone senza cibo sufficiente.
Ma un punto è centrale. Da Bruxelles e Elmau viene un forte segnale di contrasto unitario e risolutezza occidentale tale contro l’espansionismo di Putin, possibile anche e soprattutto perché gli europei finalmente sembrano pronti ad accrescere il loro peso politico, finanziario e militare. Se sarà anche sostenibile nel tempo, saranno i prossimi mesi a mostrarlo.
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