Italia, generazione disarmata
Dopo la guerra era un non senso, la sicurezza ormai la garantivano le atomiche americane. Eppure è stata proprio la guerra fredda che ha ridato ossigeno alla coscrizione in età repubblicana per quasi mezzo secolo. Negli anni cinquanta c’erano in vigile servizio 1600 generali per 185 mila uomini, avevamo vinto la prima guerra mondiale con 500 per comandare due milioni di soldati. E già allora c’era chi li trovava troppi. Tra il 1951 e il 1957 sparivano in distretti, caserme e magazzini tra l’undici e il diciassette per cento della spesa pubblica di un Paese dove migliaia di ragazzi salivano sui treni per le miniere di Belgio Francia e Germania e la navi dei migranti per le Americhe erano zeppe come ai tempi di Crispi e di Giolitti. L’esercito di leva è stato il massiccio centrale dell’apparato amministrativo, una immensa macchina che viveva per autoriprodursi, una versione casareccia dell’apparato militar industriale americano. La coscrizione era oggetto di una antipatia manifesta che non è mai diventata però ammutinamento, la Sinistra vedeva in ogni ipotesi di professionismo militare allarmi sudamericani.
L’abolizione di tutto questo ha altrettanto drasticamente fatto progredire il paese. Ha reso chiaro che prepararsi alla guerra non era più una parte quotidiana della vita, ha insegnato che si poteva vivere pensando solo alla pace.
A causa della leva gli Stati Uniti hanno perso in Vietnam, una guerra decapitata politicamente dalle marce degli studenti che non volevano morire per fermare in qualche risaia il perfido dominio comunista. I politici americani hanno capito la lezione. Da allora nessun esercito di coscritti, ma volontari che certo non mancavano tra le classi più povere, che avevano bisogno di denaro per finire gli studi o pagare il mutuo di casa. E con questi uomini hanno condotto le guerre in Iraq e in Afghanistan.
Anche Putin lo sa. La leva è pericolosa per il consenso, fa spuntare i comitati delle madri, ingigantisce i renitenti. Per questo sfida la evidenza continuando a parlare di «operazione militare speciale» invece che di guerra. Ma lo fa perché così può usare mercenari e volontari e non deve ricorrere ai ragazzi di leva. Scatenerebbe nel paese davvero una opposizione di massa alla dissennata avventura ucraina.
LA STAMPA
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