Covid, Covid in ripresa ovunque. Ecco perché gli Usa acquistano 100 milioni di dosi di vaccino Pfizer per la campagna d’autunno
ROBERTO CAUDA
ROMA. Il dipartimento della Salute degli Stati Uniti, in collaborazione con il dipartimento della Difesa, ha annunciato un accordo per l’acquisto di oltre 100 milioni di dosi del vaccino anti Covid-19 Pfizer per la campagna di vaccinazione autunnale. Il contratto da 3,2 miliardi di dollari comprende sia dosi per adulti che per uso pediatrico. Analizzando i numeri che giornalmente vengono forniti circa l’andamento della pandemia in Italia, è ragionevole prevedere che assisteremo nelle prossime settimane quasi certamente ad un incremento dei casi tale da configurare una quinta ondata in estate. Infatti, il monitoraggio settimanale della pandemia indica un progressivo netto aumento dei nuovi contagi praticamente in tutte le regioni italiane, con un’incidenza che supera i 500 casi per 100.000 abitanti in diverse province. A questa crescita che non accenna a diminuire si associa, ma in misura minore, l’aumento dei ricoveri in area medica ed in terapia intensiva, mentre i decessi restano sostanzialmente invariati.
Diffusione delle varianti
La diffusione delle
varianti Omicron 4 e 5, che sono più trasmissibili anche se non più
gravi, contribuisce grandemente alla circolazione del virus ed al
conseguente attuale aumento dei casi. Inoltre, ciò che sta accadendo in
questo periodo sfata la convinzione che l’estate doveva essere
considerata un porto franco, quando il virus circola di meno. Nel 2020
ha certamente influenzato il basso numero di contagi estivi, l’onda
lunga del lockdown attuato da marzo a giugno e nel 2021 la percentuale
crescente di soggetti recentemente vaccinati e quindi protetti nei
confronti delle varianti allora in circolazione. L’incidenza di
infezioni ospedaliere da SARS-CoV-2 avvenute in 12 ospedali regionali
del Massachussets, tra il 21 luglio 2020 ed il 28 febbraio 2022, viene
descritta in uno studio (Komplas M. e altri)
da cui emerge un significativo aumento delle infezioni
intra-ospedaliere da SARS-CoV-2 legato alla variante Omicron. Questo
aumento può essere spiegato dall’ampia diffusione in comunità di
Omicron, variante che si caratterizza per una maggiore contagiosità e
che determina una elevata incidenza di infezioni negli operatori
sanitari, nei visitatori ed in altri pazienti che possono quindi essere
altrettante sorgenti di infezione.
Misure di controllo
Per questo motivo,
nell’articolo si sottolinea che, a dispetto delle stringenti misure di
controllo delle infezioni e dell’obbligo vaccinale per gli operatori
sanitari, il rischio di infezioni intra-ospedaliere può essere
significativamente elevato quando una variante virale, come Omicron, è
molto trasmissibile ed è diffusa ampiamente nel territorio. Uno studio (Caccuri F e altri)
sottolinea che le mutazioni che insorgono nello spike di SARS-CoV-2
contribuiscono largamente all’adattamento virale all’uomo. Infatti, la
persistenza di un virus all’interno di un organismo consente
l’evoluzione del virus e ciò per SARS-CoV-2 si è probabilmente
verificato in pazienti immunocompromessi che consentono la replicazione
virale per un lungo tempo. Infatti, gli autori dimostrano l’esistenza di
mutanti minori di SARS-CoV-2 in campioni biologici ottenuti da un
paziente immunocompromesso che si sono sviluppati nel corso di una
infezione persistente (222 giorni di replicazione virale). In
particolare, il mutante originale è stato sostituito da una quasi specie
minore che esprime due mutazioni critiche nello spike e questo
determina sia una più rapida capacità replicativa del mutante rispetto
all’originale, che un maggior effetto sul sistema immunitario ed in
particolare sulla produzione di gamma interferone. L’importanza di
questa segnalazione risiede nel fatto che la comparsa di una quasi
specie virale diversa da quella originale, se ha una capacità
replicativa maggiore, può soppiantare il virus originale e, quasi
certamente, questo è il meccanismo che ha dato origine alle varianti che
oggi conosciamo di SARS-CoV-2.
Il ruolo del microbioma intestinale
E’ noto che il microbioma intestinale, gioca un ruolo importante in diverse malattie ed in questo studio (De Maio F. e altri)
è stato analizzato il microbioma intestinale di 30 pazienti
ospedalizzati con polmonite da SARS-CoV-2. Dall’analisi dei risultati
emerge chiaramente che l’infezione da SARS-CoV-2, induce significativi
cambiamenti nella flora microbica intestinale, cambiamenti che tendono a
regredire in tempi piuttosto lunghi. Inoltre, esistono molti fattori
riferibili al microbioma intestinale che potrebbero influenzare il
decorso della malattia COVID-19 e per questo l’auspicio è che studi
analoghi con casistiche più significative vengano condotti al più presto
per chiarire questo importante aspetto.
Una press release (Comunicato stampa)
della Food and Drug Administration (FDA) americana ha annunciato che è
stato autorizzato l’uso emergenziale dei vaccini contro COVID-19 Moderna
e Pfizer per la prevenzione della malattia nei bambini al di sotto dei 6
anni di età. Questa autorizzazione si basa sulla valutazione dei dati
di sicurezza ed efficacia ottenuti somministrando i vaccini a mRNA in
questa fascia d’età ed in considerazione dei noti e potenziali benefici
che sono maggiori dei potenziali e noti effetti collaterali.
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