Il piano segreto di Landini: il partito dei populisti rossi
Alcuni degli invitati al simposio landiniano, come Calenda e il renziano Rosato, si preparano a dire un secco «no» al progetto. «Ovviamente con educazione», precisa sornione Calenda, che di Conte non vuol neanche sentir parlare. «In quella roba lì non ci saremo mai. Per quanto ci riguarda, forza Draghi», aggiunge Rosato. Ma la questione è: cosa dirà Letta? Nel suo partito c’è chi, dai ministri Orlando e Franceschini al vicesegretario Provenzano, spinge per aprire alla Cgil e per un’alleanza organica con Conte e Bersani. Ma c’è anche un’area crescente che spinge per prendere le distanze dal caos grillino e dalle sue crescenti convulsioni destabilizzatrici e anti-governo. Letta ha fatto finora dell’appoggio «serio e coerente» al governo Draghi un caposaldo, e non può spingersi ad avallare disegni demagogici di destabilizzazione piazzaiola contro il premier. E però ha l’assillo di costruire una coalizione che possa competere con la destra, e la nascita di un contenitore a sinistra (con l’imprimatur Cgil) che impedisca la dispersione totale dei voti 5s lo seduce. Ma dovrà camminare sul filo sottile sospeso sul precipizio.
IL GIORNALE
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