Governo Draghi, le scelte di bilancio e l’autunno difficile: «Sarà un Vietnam»

I dem ricordano ancora quanto costò elettoralmente al loro partito il sostegno al gabinetto Monti nella sua fase finale, «e sarebbe una prospettiva inaccettabile immaginare di sobbarcarci un’altra volta questo peso — avvisa un rappresentante democrat al governo — ora che si avvicina la Finanziaria». Insomma, si torna sempre sullo stesso argomento: se la legge di bilancio si preannuncia come un amaro calice, un conto è spartirlo tra tutte le forze della maggioranza, altra cosa è lasciare che un pezzo si sganci e faccia la campagna elettorale dai banchi dell’opposizione. Il riferimento del Pd è alla Lega, che a sua volta nutre cattivi pensieri verso il Pd e continua ad attaccarlo sui provvedimenti «divisivi» dello ius scholae e della cannabis: «Decidano se intendono lavorare per il Paese o se vogliono far cadere Draghi».

Nella maggioranza regna un clima di reciproco sospetto. Persino il ministro Gelmini, certo non vicina alle posizioni di Salvini, ha esortato a evitare «polemiche e bandierine ideologiche» per salvaguardare il governo. Ma nessuno sembra avere al momento la forza di compiere gesti di rottura. Specie dopo l’intervento di Mattarella. La pressione del capo dello Stato sul leader del Movimento ha avuto effetto, solo che a sua volta tra i grillini è forte la pressione per rompere con Draghi. E Conte appare in seria difficoltà a gestire queste spinte contrapposte, che rischiano di produrre un’ulteriore scissione: «Ma Draghi non cambia approccio», si è lamentato con un ministro democrat. «Non si può dire che abbia le doti di un politico», gli è stato risposto.

E se il problema fosse un altro? In conferenza stampa il premier ha riconosciuto la centralità di M5S nel governo, ma non ha fatto sconti sulla linea d’azione del suo gabinetto. A partire dal tema della guerra e dell’invio di armi a Kiev: «È scritto nero su bianco nel documento del G7 e della Nato che noi sosterremo l’Ucraina per tutto il tempo necessario», ha detto il premier, indicando anche il «sostegno militare». E persino sul nodo dell’emergenza energetica ha anticipato che riunirà i ministri per discutere la possibilità di estrarre gas dalle riserve italiane, così da ridurre la spesa con fornitori stranieri. Le divergenze sono dunque di natura politica e Conte non può pensare di risolverle denunciando ingerenze nella vita di M5S.

CORRIERE.IT

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