M5S, Conte si sente a un bivio: i tre paletti per stare al governo

di Emanuele Buzzi

Domani il consiglio M5S, poi vedrà Draghi: continuare o portare avanti le idee nella società. Garanzie su reddito e superbonus e una scelta condivisa sul termovalorizzatore

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Tre punti dirimenti e un filo sottile su cui cammina il futuro del Movimento. Giuseppe Conte si prepara all’incontro di domani con Mario Draghi: ancora ventiquattro ore di riflessione poi il leader dei Cinque Stelle vedrà all’ora di pranzo il consiglio nazionale M5S. Con i vertici il presidente darà il punto, scioglierà i nodi e deciderà la linea da seguire nel faccia a faccia con il premier. Conte ha avvertito Enrico Letta che la situazione è seria e che gli stellati intendono porre al presidente del Consiglio diversi temi politici. Il leader M5S, d’altronde, ha spiegato chiaramente durante il confronto di Areadem a Cortona che intende misurare se le parole del premier sull’importanza del Movimento nell’esecutivo corrispondano a realtà. «Sicuramente questo incontro sarà importante», ha chiarito Conte.

L’avvocato intende spostare la bagarre di questi ultimi giorni da un piano personale a un piano politico. Sul tavolo il Movimento intende porre subito tre questioni «dirimenti» per l’azione (e la presenza, si sottintende) nell’esecutivo. I punti in questione sono la difesa del superbonus, una scelta «condivisa» sul termovalorizzatore di Roma e la revisione del reddito di cittadinanza «in chiave migliorativa, non per cancellarlo». Solo in un secondo step, vista la tempistica dei primi tre punti (molto più urgenti), potrebbe entrare in discussione anche l’ipotesi di portare avanti la battaglia M5S sul salario minimo.

Non è solo questione di riforme e passaggi che il M5S ritiene «imprescindibili», ma anche di una «pur minima dialettica politica» che in un contesto critico ed emergenziale gli stellati ritengono «necessaria». Quello che preoccupa Conte — sostengono fonti qualificate — è «il forte malessere sociale» che tocca con mano girando il Paese e che lo spinge a considerare inadeguate le risposte a famiglie e imprese messe in campo dal governo. L’ex premier teme che l’inflazione all’8% possa condurre ampie fasce della popolazione a situazioni debitorie. Con i vertici M5S deciderà se continuare per senso di responsabilità a lavorare — spiegano nel M5S — «con un governo da cui non si sente ascoltato e a cui non riesce a dare un contributo» oppure «se dividere le strade e cercare di portare avanti le sue idee nella società, offrendo prospettive e soluzioni diverse».

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