Ambiente, sviluppo, sicurezza: da soli si perde sempre

Quando si riuniscono i consessi internazionali che dovrebbero governare il mondo, dai vertici della Ue al G7 e al G20, ci restano negli occhi due impressioni. La prima riguarda l’incomprensibile e apparentemente ingiustificata allegria dei capi di Stato e di governo, che non perdono occasioni per photo-opportunity in cui sembrano molto soddisfatti di sé. E la seconda è la fiducia eccessiva che mostrano di nutrire nella realtà virtuale dei loro comunicati ricchi di buoni propositi, come se potessero sostituire la realtà concreta in cui davvero viviamo.

Questo grave deficit di governance globale, la mancanza di sincerità nel parlare alle opinioni pubbliche e dir loro come davvero stanno le cose, il persistere di sovranismi occulti in tutti i governi, è stato aggravato di recente dal crescere dei contrasti e dei conflitti. Ci siamo scagliati a lungo contro la globalizzazione accusandola di voler uniformare il mondo e di far prevalere un pensiero unico. Ma ora che non parte più il grano dai porti del Mar Nero, e i migranti africani in fuga dalla povertà vengono massacrati alla barriera di Melilla, e i pastori Fulani spinti dalla desertificazione assaltano i cristiani in Nigeria, e la gente di Tobruk e Tripoli insorge in Libia, non c’è davvero da festeggiare un mondo più frammentato, conflittuale, nel quale traffici e commerci vengono spezzati e interrotti e ha ripreso a parlare la forza bruta delle armi. Non ci conforta davvero sapere che il mondo diventerà più «policentrico», come promettono a Mosca per giustificare la barbarie in Ucraina, per rassicurarci sul nostro futuro. Magari il tempo lungo della storia ci smentirà ancora una volta. Ma sembra davvero difficile che le cose possano andar meglio tornando indietro, verso un mondo diviso in aree di influenza, controllate da potenze regionali, frammentato dal conflitto e dalla guerra. La globalizzazione ha molti difetti, ma un pregio decisivo: funziona solo con la pace e la cooperazione tra i popoli. Anche per questo l’invasione dell’Ucraina è una tragedia globale.

CORRIERE.IT

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