Guerra ideologica, Putin non si fermerà
NONA MIKHELIDZE
Ultimamente su La Stampa è stata pubblicata una serie di articoli nei quali si sostiene che c’è un bisogno pressante di capire la Russia e i veri motivi per i quali ha dichiarato una guerra su vasta scala all’Ucraina. Gli autori di quegli articoli sembrano aver già trovato la risposta: con l’espansione della Nato, l’Occidente ha provocato Putin facendogli lanciare l’offensiva. Comprendere che cosa motivi davvero Putin e ammettere i «propri errori» non significa schierarsi dalla sua parte, sostengono, ma serve a evitare future aggressioni.
Questa argomentazione potrebbe essere vera soltanto se avessimo una chiara comprensione della politica di Putin. Altrimenti, non soltanto sbaglieremmo a interpretare correttamente la guerra, ma per di più falliremmo anche nell’evitare future violenze nel nostro continente. Parlare di continuo dell’espansione della Nato come unica motivazione di questa guerra è un esercizio che denota fiacchezza e un limite intellettuale, e oltretutto dimostra quanto si sappia poco della Russia contemporanea e del suo sistema politico. Per di più, si mette in luce l’arroganza occidentale nella sua totale mancanza di volontà a capire la Russia da dentro.
E allora, quali sono le vere motivazioni dietro la decisione di Putin di invadere l’Ucraina? Come è maturata questa decisione nell’establishment politico russo? Quali erano – sono – i presupposti e gli obiettivi principali della politica estera russa nei confronti dell’Ucraina?
La mancata decifrazione da parte dell’Occidente della razionalità del processo decisionale di Putin e della sua scelta di invadere l’Ucraina, ci spinge a riscoprire il ruolo delle idee/ideologie nel processo decisionale politico, lasciando intendere che la loro influenza sulla politica russa moderna è stata di importanza fondamentale. A questo fine, l’articolo passa in rassegna i documenti ufficiali adottati dal parlamento russo, così come i discorsi o i dibattiti televisivi del presidente Putin. Lo scopo è analizzare il parere di Putin riguardo le civiltà, l’identità russa, i compatrioti, l’ordine globale della sicurezza e “Russkiy mir” (il mondo russo). Tutto questo ci aiuterà a capire come l’ideologia russa moderna abbia predeterminato la logica politica del Cremlino a lanciare “l’operazione militare speciale”.
I presupposti
Dal 2012 la Russia ha iniziato a
prendere le distanze dall’Occidente e ha iniziato a costruire la
narrativa politica del presente e del futuro della Russia imperniandola
su concetti come civiltà, ortodossia cristiana, valori spirituali e
morali. Secondo il politologo russo Vladimir Pastukhov, l’ideologia del
Cremlino si è formata attorno ad alcuni presupposti fondamentali. Primo:
la superiorità della nazione russa, che promette il riconoscimento
della priorità della nazione al di sopra di quella individuale e il
riconoscimento della superiorità incondizionata della nazione russa
rispetto a tutte le altre nazioni e gli altri popoli, specialmente
quelli dei Paesi post-sovietici. A questo proposito Medinsky, oggi a
capo della delegazione russa di negoziatori in trattative con l’Ucraina,
ha lasciato intendere che i russi avrebbero un cromosoma in più.
Secondo: l’inferiorità delle altre nazioni. Per come Putin percepisce
l’ordine globale, «non vi sono vie di mezzo e nemmeno Stati di mezzo: o
un Paese è sovrano, oppure è una colonia». In particolare, l’Ucraina è
inferiore proprio da questo punto di vista, poiché come Stato, nelle
parole del Cremlino, è una creazione artificiale. Terzo: la presenza di
nemici naturali esterni e interni: il primo è il mondo anglosassone, il
secondo è la cosiddetta “quinta colonna” oggi chiamati “agenti
stranieri”. Quarto: l’Ucraina è il Santo Graal, il Cremlino conferisce
un significato quasi mitologico al controllo dell’Ucraina. La tesi
«senza Ucraina la Russia non può essere un impero» è diventata un
assioma per l’élite politica russa. Quinto: questo ci porta al diritto
di far guerra e al concetto di normalità bellica. Poiché l’Ucraina è un
obiettivo sacro, la Russia è legittimata a perseguire tale obiettivo
anche con mezzi militari. Il militarismo della nuova ideologia non è una
necessità, ma una manifestazione dell’essenza.
La «sovranità rafforzata»
Nel 2012, durante il
discorso annuale da presidente davanti all’Assemblea federale, formulò
l’idea di stato sovrano in questi termini: «Nel XXI secolo la Russia
deve essere una Nazione sovrana e influente in mezzo a un nuovo
equilibrio di forze economiche, civili e militari. Non soltanto deve
evolversi con fiducia, ma deve anche preservare la propria identità
nazionale e spirituale». Per espletare questa missione, Putin caldeggiò
maggiore patriottismo, ma anche una forza spirituale e morale della
società. A questo fine fu strumentale la sua maggiore attenzione
all’istruzione e alle politiche giovanili miranti a creare «cittadini
russi equilibrati, morali e responsabili».
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