La storia riscritta da Putin con sovrano disprezzo della verità
Non basta. Il 24 febbraio scorso, immediatamente dopo l’attacco all’Ucraina, è stata aggiunta una clausola quanto mai significativa — che potremmo chiamare la clausola della coda di paglia — che vieta esplicitamente «qualunque tentativo compiuto nello spazio pubblico, volto a mettere sullo stesso piano le azioni dell’Unione Sovietica e della Germania nazista durante la Seconda Guerra mondiale». E dopo le leggi sono naturalmente fioccate le condanne: ad esempio a carico di chi aveva osato ricordare il patto Hitler-Stalin dell’agosto del ’39 , o definito «carnefice» il generale Rudenko, che prima di essere procuratore sovietico al processo di Norimberga era stato membro dei tribunali straordinari che negli anni del Grande Terrore staliniano avevano mandato a morte migliaia di innocenti.
Come è facile immaginare l’Ucraina costituisce un soggetto privilegiato del Putin storico. Il cui punto di vista è compendiato in un lungo testo del 2021 che già dal titolo dice tutto: «Circa l’unità storica dei Russi e degli Ucraini». Questi ultimi vengono descritti come un popolo slavo che però l’invasione mongola del XIII secolo rigettò verso ovest, consegnandoli all’influenza della Polonia e del cattolicesimo, mentre i Russi invece fondavano Mosca, destinata a divenire grazie a Pietro il Grande e ai suoi successori il «centro riunificatore» di tutto lo slavismo. Dunque l’Ucraina come entità autonoma non è mai esistita, è stata un’invenzione della «politica bolscevica delle nazionalità a spese della Russia storica» e lasciata a se stessa possiede un’intima vocazione a passare dall’altra parte: con i polacchi, i cattolici, gli svedesi, i nazisti. Sul carattere della progettata «denazificazione» del Paese Putin finora non si è mai espresso in pubblico. Ha preferito lasciar parlare sulle pubblicazioni ufficiali del regime i suoi ideologi come questo Timofei Sergueizev di cui a ragione Werth reputa utile riportare gli agghiaccianti propositi: «La denazificazione consiste in un insieme di misure nei confronti della massa nazista della popolazione che per ragioni tecniche non può essere direttamente perseguita per crimini di guerra (…); è necessario procedere a una pulizia totale (…) ; oltre ai massimi dirigenti è da considerare egualmente colpevole una parte importante delle masse popolari, responsabili di nazismo passivo , di collaborazione con il nazismo (…). La durata della denazificazione non può in alcun caso essere inferiore a una generazione. (…)La denazificazione sarà inevitabilmente una de-ucrainizzazione (…) La denazificazione dell’Ucraina significa anche la sua inevitabile de-europeizzazione».
C’è ancora qualcuno che in nome della «pace» intende negare le armi a chi se la sta vedendo da mesi con simili criminali?
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