Calenda e il grande centro: «Renzi deciderà a gennaio. Toti è bravo, ma un fritto misto da Mastella a Di Maio non serve a nessuno»
Il leader di Azione: «Berlusconi dice che il centro è lui? Bene, si tenga il suo centro, noi ci teniamo il polo del buon governo». E su Renzi: «Stia attento o resterà a mani vuote»
Carlo Calenda, Berlusconi dice: il centro sono io…
«Bene, si tenga il suo centro, noi ci teniamo il polo del buon governo. Ma posso dirle la verità? Questa discussione sul centro non appassiona nessuno e non serve all’Italia. Peraltro un centro che è un fritto misto non ha senso. Il vero problema del nostro Paese è che non si riesce a fare nulla, dal termovalorizzatore alla manutenzione della rete idrica all’implementazione dei provvedimenti. Quindi quello che serve è una cultura intrisa di capacità amministrativa con un’ ispirazione liberal-democratica che chiuda questa stagione del bipopulismo. E questo è il nostro progetto».
Lei continua a essere diffidente nei confronti di Luigi Di Maio?
«Non è che sono diffidente. A me Di Maio proprio non interessa. Sono contento per lui che abbia visto la luce, cioè che abbia capito che tutto quello che ha fatto in questi dieci anni è sbagliato, ma in questo caso ci si assume la responsabilità e se ne traggono le conseguenze».
Lei ha detto a Giovanni Toti di lasciar perdere Di Maio.
«Toti è un bravo amministratore, Bucci è un bravo amministratore, sono persone che non hanno niente a che fare con la destra di Fratelli d’Italia o con la Lega caciarona di Salvini. Per questo ho detto a Toti: concentrati sulla tua capacità di essere un bravo amministratore invece di stare lì a cianciare con Mastella e Di Maio. Quel centro non interessa a nessuno, non interessa agli italiani, non interessa a noi. È un altro progetto rispetto al nostro. Noi stiamo lanciando un’area liberal riformista che ha due leader eletti nei congressi dei rispettivi partiti, il sottoscritto e Bonino. Non abbiamo bisogno di federatori costruiti in provetta. Dopodiché, porte aperte a tutti purché rispettino questo principio: niente politica dei due forni. Il 24 settembre ci sarà una grande convention in cui presenteremo il programma per l’Italia con Cottarelli e tante altre personalità. Chi è interessato a questo progetto bene, chi non vuole esserci , amen, senza rancori».
Con Renzi si è più sentito?
«Avevo invitato anche Iv alla Convention del 24 settembre. Renzi ha detto che lui deciderà a gennaio, benissimo, ma noi a gennaio saremo già un pezzo avanti: avremo lanciato quest’area liberal-democratica. Immagino che lui a quel punto si rivolgerà o alla sinistra o alla destra. Si vuole tenere le mani libere per un altro po’, però faccia attenzione a non ritrovarsi con le mani vuote».
Le fa un po’ pena il governo appeso a Conte?
«Mi fa pena l’Italia prima ancora del governo. Conte ha consegnato un foglio che sembrava la dichiarazione di Miss Universo quando vince: lottare contro la povertà, voler bene alla mamma. Esilarante. Ecco, io vorrei rivendicare il fatto di non aver mai creduto che Conte fosse il punto di riferimento dei riformisti e non ci ho mai fatto un governo insieme. E oggi se io fossi il Pd direi: ma sapete una cosa? Forse aveva ragione Calenda. A me colpisce molto che Berlusconi non sia in grado di dire una parola nei confronti delle follie di Salvini, così come Letta non è in grado di dire alcunché nei confronti di Conte, che è privo di qualsiasi senso di responsabilità e ha una linea di politica estera veramente filoputiniana . È codardia non riuscire a dire “basta liberiamoci di Salvini e Conte e costruiamo un grande fronte repubblicano che aiuti Draghi a fare le riforme che servono al Paese”».
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