La Russia e le classi dirigenti
Oppure si guardi a Medio Oriente e Africa. Da lì arrivano due minacce. La penetrazione cinese e russa e la crescita dell’islamismo radicale. La Cina per molto tempo ha ampliato la sua influenza in Africa con mezzi economici. Ma da alcuni anni è anche militarmente presente. I russi, per parte loro, già insediati in Siria e in Libia, sono subentrati agli europei, con i loro mercenari, anche nel Sahel. Dispongono dei rubinetti che possono aprire quando vogliono per inondare l’Europa con grandi flussi di migranti al fine di destabilizzarne le democrazie. E la loro presenza militare è ormai una spina nel fianco Sud della Nato. Per arginare russi e cinesi la Nato deve necessariamente trattare con il più infido dei propri membri: l’amico/avversario Erdogan di Turchia.
Ma oltre alla sfida strategica di Cina e Russia, dall’Africa arrivano altre minacce. Il tentativo europeo (Francia coadiuvata dall’Italia e da altri Paesi) di arginare in Mali la marea montante dell’estremismo islamico è fallito. Un giorno la Nato, con l’Europa in prima linea, dovrà investire risorse (che implicano sacrifici per i cittadini) per contenere la minaccia. Prima che colpisca l’Europa. Ancora una volta, fatti nostri.
Le divisioni nell’opinione pubblica sulla guerra in corso riflettono quelle entro le élite. C’è anche nel nostro Paese, come in tutto il mondo occidentale, la tendenza di una parte consistente degli intellettuali a considerare l’Occidente di cui fanno parte il vero nemico, a ritenerlo la causa di tutti i mali (aggressione russa in Ucraina compresa). Ma ci sono anche le specificità italiane. Vorrà pur dir qualcosa quella percentuale che, secondo i sondaggi, sfiora il trenta per cento di italiani «sensibili» alle ragioni di Putin. Le democrazie, fra le altre cose, si distinguono per spirito comunitario, per la maggiore o minore forza del senso di appartenenza a una comunità. Empiricamente, quella forza si rivela in presenza di gravi sfide. Se lo spirito comunitario è forte, di fronte a una minaccia incombente, le élite tendono a fare fronte unico trascinandosi dietro l’opinione pubblica quasi per intero. Non è il nostro caso.
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