Draghi pronto a salire al Colle? Ora il M5S è all’angolo

Luca Sablone

I grillini non hanno ancora preso una decisione definitiva, ma l’uscita dall’Aula sembra essere l’ipotesi più concreta. La solita mossa per non decidere, un gesto per evitare di votare direttamente contro la fiducia al governo ma che nei fatti verrebbe interpretata come una sfiducia. Ecco perché non si esclude che il premier Mario Draghi possa recarsi immediatamente al Quirinale, per confrontarsi con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella su quanto accaduto.

Draghi sale al Colle?

Eppure il Movimento 5 Stelle ha votato sì alla Camera, ma ora è pronto ad abbandonare l’Aula in occasione del voto di giovedì al Senato. “Vediamo. Non lo escludo, non lo escludo”, ha affermato il ministro delle Politiche agricole Stefano Patuanelli. Comunque ci sarebbero i numeri per andare avanti anche senza il M5S. Il problema però non è numerico, ma profondamente politico: si aprirebbe un precedente di non poco conto che potrebbe portare alla crisi di governo.

La scappatoia dei Cinque stelle: usciremo dall’Aula

Il non voto da parte dei 5 Stelle innescherebbe un incidente significativo. Al momento da Palazzo Chigi non si espongono in maniera ufficiale ma, stando a quanto appreso da La Repubblica, il presidente del Consiglio potrebbe salire al Colle per parlare con il capo dello Stato. Inoltre alcuni partiti di maggioranza potrebbero chiedere una verifica di governo, una sorta di monitoraggio della situazione.

Anche secondo La Stampa l’azione dei 5S potrebbe indurre Draghi a recarsi al Quirinale. “È molto probabile”, è l’avvertimento che esternano fonti vicine al premier. Il passaggio potrebbe essere per certi versi obbligato: il secondo gruppo di maggioranza che non vota la fiducia al governo metterebbe in primo piano una serie di interrogativi di peso oltre a quelli già presenti.

Draghi ha già messo le mani avanti: non si accontenterebbe di un appoggio esterno. Anche perché, come scrive Lodovica Bulian su ilGiornale in edicola oggi, il premier sarà chiamato a disinnescare un mix esplosivo: tra inflazione, caro energia, fisco e salario minimo, sono tante le grane che potrebbero minare la stabilità del governo. Che di certo non si rafforza a colpi dei penultimatum di Conte.

L’attesa del M5S

Nel frattempo il Movimento attende una mossa da parte del presidente del Consiglio. Giuseppe Conte gradirebbe una telefonata tra oggi e domani, comunque prima del voto in Senato. Oppure un intervento pubblico dopo il faccia a faccia, ma che difficilmente potrebbe contenere un ok immediato a tutte le proposte del documento delle priorità targato M5S. Un colloquio telefonico potrebbe servire per far sotterrare l’ascia di guerra all’avvocato, che a sua volta dovrebbe convincere i senatori grillini a votare la fiducia.

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