Dal “Quintetto cosmico” alla “Ring Nebula”: le straordinarie immagini che mostrano i confini dell’universo
Antonio Lo Campo
Il primo miracolo è tecnologico. Mai una macchina così complessa e in grado di compiere in modo del tutto autonomo una lunga serie di operazioni per diventare operativa, era stata lanciata nello spazio. Ora, ecco il secondo «miracolo», conseguenza del primo: iniziano ad arrivare i primi risultati. Con le prime immagini, la prima delle quali era già stata mostrata ieri sera con orgoglio, e con un inatteso cambio di programma, dal Presidente americano Joe Biden.
Al James Webb Space Telescope, il più potente strumento di osservazione del cosmo finora inviato nello spazio, nel punto detto “lagrangiano” L-2, a un milione e mezzo di chilometri dalla Terra, partecipano scienziati di tre quarti del pianeta, e molti italiani, anche a capo dei team che si occupano dei principali strumenti di osservazione del pianeta: «Non vedevamo l’ora che arrivassero queste prime, spettacolari immagini – dice Massimo Robberto, origini astigiane e torinese d’adozione, che ora guida il team di astrofisici che dal Centro Nasa di Baltimora gestiscono la “Camera a grande Campo di osservazione” , uno dei principali strumenti del nuovo super telescopio spaziale “James Webb». «Quelle di oggi, e soprattutto quelle, e molte, che arriveranno in seguito, saranno le migliori e più nitide prodotte dalla più grande finestra spalancata sull’Universo mai realizzata. Con Webb cercheremo risposte sull’origine ed evoluzione dell’Universo, sapendo che quel mistero con la “m” maiuscola che si nasconde dietro alla creazione porterà inevitabilmente nuove domande».
Gli obiettivi cosmici delle prime immagini
Il
“Webb Telescope” era stato lanciato nel giorno di Natale 2021 con un
razzo europeo Ariane 5. Una macchina super-tecnologica, dedicata al capo
della Nasa che nel 1961 diede il via al Programma Apollo, che deve
operare con apparati a 235 gradi sotto zero, a un milione e mezzo di
chilometri dalla Terra. Non può essere raggiunto da astronauti per
riparazioni come l’Hubble (che è posto tremila volte più vicino, in
orbita terrestre). Tutto deve essere perfetto, e restare tale nei tanti
anni di operatività: «Sotto certi aspetti è un’opera d’arte – sottolinea
Robberto. Sulle immagini divulgate oggi in una conferenza organizzata
dalla Nasa già qualcosa era trapelato. Gli astronomi della Nasa,
dell’Agenzia Spaziale Europea, dell’agenzia spaziale Canadese Csa,
assieme allo Space Telescope Science Institute di Baltimora dove gli
scienziati (compreso Robberto) governano le ricerche con i grandi
telescopi spaziali, avevano scelto cinque obiettivi preferenziali, il
cosiddetto “Quintetto di Nebulosa Carina” , una sorta di “maternità
cosmica” di stelle, distante 7.600 anni luce dalla Terra, dove si
formano in continuazione nuove stelle; il pianeta gigante WASP-96b
scoperto nel 2014 a 1.150 anni luce dalla Terra; la nebulosa planetaria
Southern Ring che si presenta come un anello di gas attorno ad una
stella morta, il gruppo di galassie nella costellazione di Pegaso
caratterizzato da strani movimenti, e poi SMACS 0723, il gruppo di
galassie più lontano che alla fine è risultato il preferito. Al punto
tale che è stata l’immagine mostrata da Biden questa notte (ora
italiana): distante 5 miliardi di anni luce è un ammasso di galassie che
funziona come una lente grazie alla forza gravitazionale espressa dalla
sua massa facendo vedere altre stelle più lontane. E sia l’ammasso che
il mondo nascosto dietro sono ora visibili con un dettaglio prima
impossibile rivelando la potenza del nuovo telescopio che guarda il
cielo più remoto nella radiazione infrarossa.
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