La linea di Draghi (che rifiuta di guidare un «non governo»): se l’M5S non vota con la maggioranza, oggi sale al Quirinale

Che in fondo è la soluzione auspicata da tutte le forze della coalizione: le elezioni impediscono la nascita di un rassemblement al centro e soprattutto evitano che si avvii il confronto per la modifica del sistema di voto. Con il Rosatellum pensano di avere la vittoria (e Palazzo Chigi) già in mano. Persino nell’ala irriducibile dei Cinqustelle le urne vengono viste come il male minore, visto che «almeno qualche seggio al Senato potremo pensare di conquistarlo». E tanto basta per descrivere la disperazione di chi quattro anni fa era entrato in Parlamento al seguito della maggiore forza nazionale.

D’altronde è stato questo il tenore delle discussioni tra i grillini in questi giorni. Durante le riunioni del Movimento, nessun rappresentante dell’ala oltranzista — da quel che si è venuto a sapere — ha valutato nelle sue analisi l’impatto della crisi di governo sui mercati finanziari e sugli equilibri geopolitici in questo contesto di crisi internazionale. Analisi che invece sono al centro delle valutazioni nel governo, perché «nel giro di pochi giorni — dopo il capo del governo inglese — Putin vedrebbe uscire di scena anche il capo del governo italiano. Certo, Johnson e Draghi sono personalità molto diverse, ma sono stati i più importanti sostenitori della linea atlantista, in difesa dell’Ucraina dall’aggressione russa». Ma la politica grillina si muove su blocchi internazionali diversi…

Ed è persino complicato spiegarlo ai partner europei, che — come racconta una fonte accreditata di Palazzo Chigi — fino al pomeriggio di ieri «non si erano resi conto della gravità della situazione politica a Roma». Proprio per questo nel Pd c’è chi — maledicendo la «linea suicida del campo largo» — confida ancora che Draghi si ravveda, «speriamo che venga chiamato da Washington e da Bruxelles e che magari lo convincano a restare. Perché con la crisi rischiano di saltare gli adempimenti di dicembre del Pnrr. Quanto a noi verremo additati in Europa come quelli che si erano messi con i populisti». Che Draghi cambi idea appare complicato. Eppoi i partiti hanno già iniziato a fare altri calcoli, sui candidati, sui collegi, sulla data delle elezioni. È il Palazzo che balla sulle sue macerie.

CORRIERE.IT

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