I labirinti del Movimento e i pericoli alle porte
D’altra parte è già davanti ai nostri occhi l’effetto della «non fiducia». È bastato che Conte cominciasse la manovra di sganciamento dal governo perché Salvini affrettasse la sua. Chi ha seguito la giornata di ieri del leader leghista ha ascoltato un uomo con la testa già all’opposizione, che al governo ha rimproverato perfino di aver ricevuto Bonomi e Cgil, Cisl e Uil, invece che tutte le associazioni e i sindacati. E che si è schierato dalla parte dei tassisti in rivolta proprio mentre a Roma assediavano con petardi e bombe carta Palazzo Chigi.
Insomma: il contorsionismo politico ha preso il sopravvento. L’Italia, che sembrava l’unico grande Paese europeo retto da una maggioranza solida e ampia, guidata da un premier che ancora riscuote la fiducia dei cittadini, sta per iscriversi di nuovo al campionato dell’instabilità politica, nel quale ha sempre eccelso. Il rischio, stavolta, è però elevatissimo. Se non bastasse la guerra e la crisi energetica, basti pensare all’inflazione. Nelle nostre case è tornato un «mostro» che i giovani non hanno mai conosciuto, ma che è capace di divorare salari, stipendi e pensioni. Nel 1976 il governo di unità nazionale della «non sfiducia» nacque anche per combattere quel male oscuro dell’economia, che lentamente corrode la coesione morale, instaura la legge del più forte, esaspera le tensioni sociali. Sarebbe un paradosso se oggi la «non fiducia» facesse cadere il governo di unità nazionale che c’è, proprio mentre Annibale è di nuovo alle porte.
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