Governo, Draghi “pronto a lasciare”. Ma per evitare le urne l’ipotesi di una nuova fiducia
Nel decreto Aiuti è prevista una norma sull’inceneritore che il M5S aveva chiesto di stralciare. Non è stato fatto, e alla Camera, al momento di votare il testo, i 5 Stelle hanno abbandonato l’Aula, ma solo dopo aver garantito la fiducia al governo tre giorni prima. Un voto disgiunto che al Senato i regolamenti non permettono. La mossa del M5S, dunque, era attesa, e nei giorni scorsi avevano ampiamente preparato il governo e il Quirinale a questo epilogo. Erano state anche analizzate le possibili contromisure e per evitare il collasso della maggioranza si sarebbe cercato il percorso migliore per ricucire lo strappo, lasciando a Conte la responsabilità di garantire lealtà al governo.
Eppure, ieri, qualcosa nei toni delle reazioni attorno a Draghi è sembrato cambiare. Si è cominciato a parlare esplicitamente di dimissioni, e qualcuno ha messo in guardia i partiti sulle reali intenzioni del banchiere. Si racconta di un premier che si è via via irrigidito, soprattutto alla luce del blitz di Matteo Salvini che ha dichiarato morta la maggioranza, uccisa dall’astensione del Movimento. È proprio questo che intendeva due giorni fa Draghi davanti ai giornalisti, al termine del confronto con i sindacati: non vuole infilarsi in una tempesta di distinguo, su una nave che non è più in grado di controllare.
LA STAMPA
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