Ai confini del campo largo
FEDERICO GEREMICCA
La cosa più sensata, per chi ama i thriller, stavolta sarebbe mettersi comodi in poltrona e vedere come va a finire. Il film – titolo possibile: «L’abisso di Conte» – è appena cominciato, e come tutti i film che si rispettino ha un primo ed un secondo tempo. La prima parte si chiuderà oggi, sull’immagine dell’Aula del Senato nell’attimo in cui vota la fiducia al governo senza il Movimento cinque stelle. Quel che accadrà nel secondo tempo sarà una conseguenza di quel voto. E potrebbe trattarsi di tutt’altro film, con un finale che degenera dal thriller all’horror.
È per questo che lungo tutto questo primo tempo Enrico Letta si è speso per evitare un epilogo che considera funesto: e cioè l’uscita dei Cinque stelle dalla maggioranza di governo. Una conclusione del genere, infatti, potrebbe perfino precipitare il Paese verso elezioni anticipate: e costituirebbe un problema per l’oggi – considerate le mille emergenze da fronteggiare – ed ancor più per il domani, con il chimerico campo largo ridotto in frantumi alla vigilia di un possibile scontro elettorale.
Sono queste considerazioni che hanno convinto il segretario a usare toni appena più forti del solito: la crisi sarebbe «irresponsabile» – ha detto ieri ai suoi parlamentari – e chi la determinasse non potrebbe certo poi esser alleato dei democratici alle elezioni. È una constatazione, non una minaccia, ha chiarito Letta. Può essere. Ma nel devastato accampamento dei Cinque stelle, l’annuncio ha aggiunto preoccupazione a preoccupazione. E se è vero che protagonisti e comparse stanno per ora recitando copioni tesi ad influenzare – con avvertimenti e minacce – l’epilogo del primo tempo, non è detto che in caso di rottura sia poi cosa semplice rimettere assieme i noti cocci.
Tutto questo, evidentemente, rappresenterebbe un rischio soprattutto per il Pd. È vero che – esclusa Giorgia Meloni – nessuno sembra pronto per il voto, a cominciare da Salvini e Berlusconi che, se lo volessero davvero, avrebbero potuto e potrebbero determinarlo in qualsiasi momento: ma tra qualche mese si voterà di certo, e il cosiddetto campo largo non può continuare a somigliare ad una sfiancante tela di Penelope. Secondo alcuni (nello stesso Pd) una rottura con il Movimento di Conte sarebbe manna dal cielo, perché potrebbe permettere la ripresa di un confronto serio con Calenda, Renzi e la irrequieta galassia centrista: ma Letta non si fida, resta prudente e vuole attendere almeno la conclusione del primo tempo del film per fare qualunque mossa.
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