Giuseppe Conte apre la crisi: “Autunno caldo”, profezia o minaccia?

Bastava sentirlo ieri sera nell’assemblea a Montecitorio, accolto da applausi: «Serve una fase nuova, occorrono concrete misure. Invito tutte le forze politiche a maneggiare con cura il concetto di responsabilità: chi si straccia le vesti deve guardare nel suo cortile. Siamo disponibili a dialogare, ma non a consegnare “una cambiale in bianco. Il documento presentato al governo non è stato un mettere delle “bandierine” ma un contributo serio alle richieste del Paese, esprime il momento drammatico” per la crisi in corso». Poi la profezia che suona come una minaccia: «Ho forte timore di un autunno caldo in piazza». Col cerino in mano, insomma, Conte ha scelto l’opzione più spericolata: far scoppiare le larghe intese

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