Il cambio di regime dei media sulla Meloni: ecco cosa è successo
Per di più con il merito di aver fatto cadere il primo governo veramente alternativo alla sinistra. Questa tattica è diventata sistema nel corso del successivo governo Berlusconi (2001- 2005), quando Gianfranco Fini, Marco Follini e Pierferdinando Casini hanno ottenuto uno spazio e una visibilità incredibilmente sproporzionate rispetto alla loro pattuglia parlamentare. Su Follini, vicepresidente del Consiglio del governo Berlusconi si ricordano servizi in cui veniva descritto come un vero politico “di razza”, di gran classe democristiana (“passa i fogli degli appunti al suo assistente, man mano che li legge”), futuro leader di una destra “presentabile”. Chi è nato dopo il 2000, probabilmente, non lo conosce nemmeno, se non come editorialista dell’Espresso: ha lasciato la politica attiva da un decennio, dopo una breve esperienza nel Partito Democratico. Il periodo 2008-2011, per un osservatore straniero che non conosce l’Italia, è stato il triennio di Gianfranco Fini, anche se al governo il premier era sempre Silvio Berlusconi. Non c’era trasmissione, quotidiano, rivista, festival, occasione mondana, in cui Fini non fosse ospite. Sia lui in persona che i fondatori e membri della Fondazione Fare Futuro, presentata come fucina di idee della “buona destra” o “destra presentabile”. È significativo che la scissione di Fini e dei parlamentari a lui fedeli dal PdL non abbia neppure determinato il venir meno della maggioranza parlamentare. Attualmente di Fini si sente parlare poco o nulla, è scomparso dai radar della cronaca politica. Con Giorgia Meloni è diverso: da leader minoritaria nel centro-destra è diventata la più papabile fra i premier, con i sondaggi che danno il suo partito stabilmente oltre il 20% dei consensi. I media l’hanno trattata come Follini e come Fini, dandole la stessa visibilità, quando il leader di destra era Matteo Salvini e lei era all’opposizione, per tutti e quattro gli anni di questa legislatura senza maggioranza. Ma adesso i rapporti di forza sono mutati, Giorgia potrebbe diventare premier, quindi: allarmi è fascista! Nota di metodo: si parla di “media” come fossero un’entità politica coesa di sinistra. Ufficialmente non lo sono. Ma questi comportamenti dimostrano che lo siano.
IL GIORNALE
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