M5Stelle, scontro sul terzo mandato: ultimatum di Grillo

Federico Capurso

ROMA. Cambiano i volti, i leader, gli alleati, ma alla fine ogni cosa nel Movimento gira sempre intorno a Beppe Grillo, a quello che dice e a quello che non dice, al setaccio dei gesti, dei segnali, del chiacchiericcio che lo avvolge. Questa volta a muovere l’ombra del Garante sul partito è una sua telefonata – raccontata dall’Adnkronos – fatta a Giuseppe Conte martedì sera, in cui Grillo avrebbe posto il leader del Movimento di fronte a un bivio: «Se deroghi alla regola dei due mandati, dovrai fare a meno di me, lascio il Movimento». Come a voler mettere sulla bilancia da una parte la volontà di ricandidarsi dei big fedeli a Conte e dall’altra la sua di volontà, quella del «padre» fondatore. Un modo brutale, insomma, di chiudere ogni discussione sulla possibilità di una deroga al limite dei due mandati.

Quando i deputati grillini leggono la notizia sono in Aula, i banchi dei Cinque stelle a Montecitorio, improvvisamente, si animano come un formicaio che va a fuoco. «Hai visto?» , «Ma è vero?», «Scrivi a Giuseppe». I parlamentari si muovono al buio, nessuno ha certezze da offrire. Un giovane deputato allarga le braccia sconsolato uscendo nel cortile della Camera: «Qui nessuno ci dice nulla, ma se Beppe ci lascia, siamo morti». Conte corre ai ripari e interviene poco dopo per tranquillizzare le truppe: «Tra me e Grillo non c’è stata nessuna telefonata ieri sera – si legge in una nota –. Smentisco categoricamente tutte le indiscrezioni in merito a un suo aut aut su questioni interne al Movimento. Abbiamo di fronte una grande battaglia da combattere tutti insieme per il Paese, guardiamo uniti nella stessa direzione».

Una fonte vicina al fondatore – parlando con La Stampa – non conferma la telefonata, ma assicura che «Grillo ha recentemente ribadito a Conte la sua posizione, dopo il video pubblicato sul blog, e ha spiegato che non c’è spazio per una trattativa. Lui è il Garante – prosegue la fonte –, questo è il suo compito: difendere i valori del Movimento. E sul limite di due mandati si basa uno dei principi fondanti, quello della politica come servizio».

Ma arriverebbe mai, Grillo, ad abbandonare la sua creatura? Di fronte a questo interrogativo nessuno offre certezze. Conte è deciso a insistere per ottenere una micro-deroga per i suoi fedelissimi – Paola Taverna, Vito Crimi, Roberto Fico, Alfonso Bonafede – e al tempo stesso sa benissimo che non può pagare per loro il prezzo di uno strappo con Girillo. Non in questo momento di estrema debolezza del partito e della sua leadership, con una campagna elettorale lampo da organizzare e le elezioni alle porte.

I due non si sono mai amati. Ora si sopportano a vicenda, con alti e bassi, ma la regola dei due mandati è un nodo da sciogliere in fretta, perché vanno consegnate le liste elettorali entro quattro settimane, oltre al simbolo (sul quale c’è un’altra trattativa in corso per inserire il nome di Conte). Nel frattempo sono state convocate le assemblee regionali dei gruppi M5S, dove verranno raccolte le candidature. L’idea, in questo momento, è di lasciare che siano i gruppi territoriali a fare una prima scrematura dei candidati e solo più tardi interverrà Conte per dare il via libera definitivo. Grillo vorrebbe che si tenessero le parlamentarie, in modo da lasciar votare agli iscritti i loro candidati online e, nonostante i tempi siano stretti, questa dovrebbe essere la direzione. Il leader M5S vuole però avere le mani libere per le candidature nei collegi uninominali, come prima di lui aveva fatto anche Luigi Di Maio.

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