Il Draghi dimezzato raddoppia i risultati

Pietro Garibaldi

Il Governo Draghi, dimissionario e in carica soltanto per gli affari correnti, ha annunciato un poderoso decreto aiuti per imprese e famiglie. Dopo le dimissioni tumultuose di mercoledì 20 luglio, quasi tutti gli osservatori temevano che il decreto di fine luglio si sarebbe trasformato in un intervento minimo, quasi burocratico e pari a non più di 3 miliardi di euro. Si rischiava infatti che due settimane dopo i giochetti politici fastidiosi a cui abbiamo assistito in Senato tra diversi partiti, i primi a soffrire sarebbero stati i cittadini e le parti sociali. Il buon andamento delle entrate fiscali nei primi sei mesi dell’anno, in parte spinte dalla stessa inflazione, hanno invece creato una specie di “tesoretto fiscale” che il Governo dimissionario ha deciso di destinare interamente a famiglie e imprese. Con un annuncio inaspettato e chiaramente “politico”, il Governo ha annunciato alle parti sociali interventi espansivi che ammonteranno a più di 14 miliardi di Euro, una cifra non lontano da un punto di prodotto interno lordo. Un gesto e un intervento avvenuto senza alcun condizionamento dei partiti. La parte più grande dell’intervento sarà rappresentato da un intervento sulle tasse del lavoro per ridurre il cuneo fiscale, la differenza tra il costo del lavoro a carico delle imprese e la retribuzione netta delle imprese. Quasi tutti si aspettavano una nuova edizione del bonus fiscale di 200 euro. La novità però è un’altra. Il Governo ha annunciato una decontribuzione delle imposte sul lavoro per aumentare la retribuzione netta di lavoratori dipendenti e autonomi. In generale, per aiutare i redditi dei lavoratori senza gravare sulle imprese, occorre trovare meccanismi che non inneschino la spirale perversa di prezzi salari. Con l’annuncio di ieri il Governo ha quindi deciso di ridurre le imposte sul lavoro per aumentare il reddito netto percepito dai lavoratori e al tempo stesso ridurre il costo totale pagato dalle imprese. La misura, che facilmente costerà almeno 7 miliardi di euro, sarà inizialmente in vigore soltanto per il 2022. Tuttavia, con un’inflazione che viaggia stabilmente sopra l’otto percento, sarà molto difficile per il prossimo Governo e il prossimo Parlamento non reiterare una misura potenzialmente molto importante per equiparare le tasse sul lavoro italiane e quelle degli altri paesi europei. Il Governo dimissionario ha poi annunciato a sorpresa anche un intervento a favore dei pensionati, una categoria sociale in chiara sofferenza che non beneficia della riduzione del cuneo bonus. Il Governo pare intenzionato ad anticipare alla seconda metà del 2022 la rivalutazione delle pensioni che sarebbe avvenuta nella prima parte del 2023. Il resto delle misure previste riguardano la conferma degli aiuti per ridurre il caro bollette. Infine, il Governo ha confermato appoggio ai Comuni italiani- che tanto hanno fatto per mantenere in sella Draghi le scorse settimane- sull’attuazione del Pmrr.

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