Alla corte di Meloni
Un posto al sole, in quota centrista, potrebbe spuntarlo Gianfranco Rotondi, oggi leader di Verde è popolare. Candidato in Abruzzo, dove da cinquant’anni ha una casa al mare, a Pineto. Qualche sera fa ha festeggiato i 62 anni e alla sua festa c’era anche Meloni. Sono stati ministri insieme per tre anni e mezzo nel Berlusconi IV. «I miei maestri Dc mi hanno insegnato che prima si fanno le scelte politiche e poi si discute di seggi – risponde mentre guida verso l’Adriatico – Meloni ha il diritto e il dovere di guidare il centrodestra da palazzo Chigi. Mi sono messo a disposizione, spetta al centrodestra decidere il mio ruolo».
Ieri la supermedia dei sondaggi di YouTrend registrava quasi un testa a testa tra FdI (al 22,8%) e Pd (22,1%), entrambi in aumento dello 0,3%. Dietro la Lega al 14,4%, M5S al 10,8% e Fi all’8,4%. «Letta ha detto che l’Italia dovrà scegliere tra lui e noi. È vero – dice la leader di FdI ai suoi – noi vogliamo un ritorno del bipolarismo e questo confronto non ci spaventa». Meloni sa che saranno due mesi di battaglie. Le accuse di neofascismo, le foto della sezione di partito a Civitavecchia con croci celtiche e manifesti della X Mas. Lei allora alza la voce: «Se qualcuno pensa, sotto le nostre insegne, di poter avere comportamenti che consentono alla sinistra di dipingerci come nostalgici da operetta quando stiamo costruendo un grande partito conservatore, sappia che ha sbagliato casa e che lo tratteremo come merita: uno che fa gli interessi della sinistra, e dunque un traditore della nostra causa». Neofascista avvisato, mezzo salvato?
LA STAMPA
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