Elezioni: Pd e Fratelli d’Italia appaiati al 23%. Coalizioni, il centrodestra domina
Le rilevazioni condotte all’indomani della decisione del presidente della Repubblica Sergio Mattarella di concludere anticipatamente la legislatura e andare alle elezioni hanno evidenziato che la maggioranza relativa degli italiani (42%) attribuisce le maggiori responsabilità della crisi al Movimento 5 Stelle, mentre il 18% è del parere che la crisi sia scaturita dalla volontà di Lega e Forza Italia di sfilarsi dalla maggioranza per andare ad elezioni e il 25% (con punte nettamente più elevate tra gli elettori della Lega, di Forza Italia e del Movimento 5 Stelle) attribuisce le responsabilità maggiori a Draghi che si è mostrato poco incline a cercare un compromesso, accettando le richieste dei partiti dissidenti. Non stupisce, quindi, che Conte sia il leader più penalizzato in termini di gradimento: arretra al sesto posto della graduatoria che aveva a lungo guidato e il suo indice scende di 6 punti (da 31 a 25). In forte calo anche Di Maio (-5 punti), che nel mese precedente aveva beneficiato della decisione di lasciare il Movimento 5 Stelle ottenendo consenso da parte degli elettori più distanti dalla forza di cui fu il capo politico. Gli altri leader, con poche eccezioni, fanno segnare variazioni di un solo punto.
In conclusione, il sondaggio odierno fotografa un netto vantaggio del centrodestra, ma le opinioni e gli orientamenti di voto degli italiani si dovranno consolidare, anche in relazione alla configurazione degli schieramenti in campo e alle loro proposte politiche. Le questioni aperte sono molte, basti pensare agli elettori di centrodestra che apprezzano Draghi e si dolgono della caduta del governo da lui guidato (ad esempio, gli imprenditori e gli artigiani delle regioni settentrionali): come si comporteranno? Confermeranno il voto al partito a cui si sentono più vicini oppure si asterranno, oppure ancora sceglieranno un partito dello schieramento avversario che intende dare continuità all’azione del governo Draghi? E nello schieramento avversario esiste una forza in grado di «traghettare» questo elettorato? E le personalità di Forza Italia che hanno preso la sofferta decisione di lasciare il loro partito troveranno un nuovo soggetto nel quale approdare e potranno contare su un adeguato seguito elettorale? E, ancora, che fisionomia avrà lo schieramento avversario del centrodestra? A giudicare dalle schermaglie di questi giorni tra dichiarazioni di inclusione e di esclusione di questo o quel leader o forza politica, condite da toni accesi che appaiono poco in sintonia con quanto ci si aspetterebbe nella fase costitutiva di una coalizione, si ha l’impressione che non siano ancora ben chiari la sua composizione e il suo posizionamento, mentre la scadenza per la presentazione delle liste si avvicina. E che traiettoria avrà il Movimento 5 Stelle che si presenterà fuori dalle coalizioni? Promuoverà una coalizione più orientata a sinistra come quella costituita da Jean-Luc Mélenchon in Francia? Insomma, le questioni aperte sono molte e il mese di agosto tradizionalmente non scalda i cuori dei cittadini per la politica, quindi la campagna elettorale vera durerà poco più di tre settimane. Ma non dobbiamo dimenticare che nel 2018 un elettore su quattro decise per chi votare nei 7 giorni antecedenti la data delle elezioni. Ci aspettano una campagna elettorale e un voto «last minute».
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