La ghigliottina per cinquanta parlamentari
Marcello Sorgi
Dura lex sed lex: la decisione di Conte di confermare, come chiesto da Grillo, la regola dei due mandati – e non candidare una cinquantina di parlamentari, a partire dal Presidente della Camera Fico e dalla vicepresidente del Senato Taverna – spiega alcune cose importanti sulla mutazione genetica del Movimento. La prima, appunto, è che questa mutazione è impossibile: mesi e mesi di lavoro di Conte per trasformare i grillini in un vero partito, regolato da norme più o meno simili a quelle delle altre forze politiche, si infrangono sulla natura non modificabile della creatura di Grillo, che o esiste com’è nata o non esiste più. Introdurre le deroghe negoziate dall’ex-premier per salvare i volti noti del Movimento, nell’illusione che anche Grillo, alla fine, non cercasse altro, s’è rivelato un errore enorme. Non solo perché nel bel mezzo della crisi pentastellata le eccezioni sarebbero fatalmente diventate un altro motivo di polemica interna e con gli iscritti (Conte mai avrebbe varato cinquanta deroghe, forse neppure la metà). Ma anche perché sotto sotto (e anche questo Conte non l’aveva capito, mentre Di Maio sì) Grillo ha sempre odiato la progressiva integrazione dei suoi figli politici, le auto blu, l’attaccamento alle poltrone (eloquente l’immagine della colla sul suo blog).
L’altra cosa che si capisce e si desume dalla prima è che Conte non potrà mai essere il vero leader di un Movimento pensato a questo modo. Non importa che i sondaggi (fatti chissà come) dicano che nella base l’ex-premier è visto come l’uomo della salvezza, mentre il Fondatore, anche a causa dei suoi lunghi silenzi e della sua reale quasi uscita di scena, sia praticamente dimenticato. Grillo ci metterebbe un paio di settimane, una decina di repliche dei suoi show, a farsi di nuovo voler bene. Ma si sa che non vuole: la sua mente è occupata da altri problemi, in testa a tutti quello del figlio imputato in un processo per violenza sessuale da cui rischia di uscire con una condanna esemplare.
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