Santoro chiama Conte. Il partito anti-Nato pronto per le elezioni. L’America e Draghi i nemici ideologici

Vittorio Macioce

Conte più Santoro, ecco il polo che mancava. È la novità del giorno e va a occupare lo spazio elettorale che per brevità si può definire non atlantico, in controtendenza rispetto alle scelte politiche di Draghi, poco sensibile ai valori occidentali e pronto a sventolare la bandiera della pace per dare voce alle ragioni di Putin e magari più in là mostrarsi sensibile alle rivendicazioni di Pechino su Taiwan. Sono quelli che considerano la Nato un’alleanza che semina discordia e rende più incerto l’equilibrio del mondo. Il punto di partenza ideologico è la netta avversione al capitalismo. L’alternativa, anche in questo caso, resta nebulosa. L’obiettivo è calamitare il voto di protesta, di rabbia, rancore, insofferenza, delusione, paura che la sinistra, e la destra, non possono e non riescono a intercettare. È dare alle piazze più scontente un manifesto elettorale, evocando il più possibile lo spettro dell’autunno caldo. La crisi economica e sociale è il loro alleato più forte. Il loro punto debole è la credibilità, la tecnica narrativa mischia l’immaginario da «grande fratello» con l’oratoria di Santoro e di un Di Battista. È una sfida senza dubbio difficile ma ha più senso del «campo largo» sognato fino a poco tempo fa del Pd. L’offerta politica perlomeno è più chiara.

Michele Santoro lo chiama «il partito che non c’è». Fa sapere che è pronto a allearsi con Conte, lo vede come l’uomo che ha avuto il coraggio di scrivere la parola fine al governo Draghi. Spera che Enrico Letta ci ripensi e apra ai Cinque stelle, ma se non lo fa si prepara a radunare tutti quelli che si sentono ancora di sinistra. Si partirebbe da chi ha partecipato alla serata «Pace proibita» al teatro Ghione. I nomi li fa Guido Ruotolo. «Abbiamo raccolto attorno a questa iniziativa gli amici storici di Santoro: Sabrina Guzzanti, Fiorella Mannoia, o amici ritrovati come Paolo Cento e Daniele Ognibene, ma anche pilastri del mondo cattolico come il direttore dell’Avvenire Marco Tarquinio. Per noi è stata una scommessa ma abbiamo rotto un tabù»

Sostiene Santoro. «Il Partito democratico è scoperto a sinistra. Di Calenda ne ha già tanti al suo interno. Il Pd è un partito moderato specializzato nella gestione del potere e partner ideale dei tecnici. Oltre al fatto che è diventato il più atlantista di tutti. Se Letta insiste nell’ammucchiata di centrodestra dentro la sinistra, resta lo spazio per un campo alternativo. Se in questo campo ci fosse spazio per una lista per la pace, perché no?».

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