Santoro chiama Conte. Il partito anti-Nato pronto per le elezioni. L’America e Draghi i nemici ideologici
Perché no? Lo pensa pure Conte. Non è il «centro» la sua terra promessa, ma una sinistra che rimpiange gli anni Settanta. Ribadisce che il suo è un «campo aperto». È un cantiere che sta cercando con difficoltà di liberarsi dell’ombra di Beppe Grillo. «Non saremo soli, ma ci apriremo a tutte le componenti sane della società civile, alle categorie professionali e produttive, e ai tanti lavoratori che non si sentono rappresentati da questa politica che si nasconde dietro una presunta agenda Draghi». E Di Battista? «Se vuole tornare nel movimento lo ritroverà cambiato, chiunque voglia contribuire deve prima condividere la carta dei valori». La prima regola è che la leadership non si discute. Se Di Battista vuole riavvicinarsi ai Cinque stelle dovrà accettare che il capo si chiama Giuseppe Conte. Non c’è spazio per le correnti e non c’è alcuna voglia di ricominciare una guerra su chi comanda. Di Battista può essere un utile incursore per quella parte di grillini che si è sempre sentita barricadera e che fatica a specchiarsi nei vestiti da leguleio dell’ex presidente del consiglio. Di Battista serve a allargare l’offerta politica. Il nocciolo duro ideologico è chiaro, come lo è il nemico numero uno, vale a dire Mario Draghi. Si farà campagna elettorale contro un personaggio che non c’è.
«Si è proposto – dice Conte – Luigi de Magistris, per lavorare insieme al terzo polo che può arrivare al 15-20 per cento con un programma radicale e sociale che parta dal no all’invio di armi, dal salario minimo, dalle misure per le piccole e medie imprese, dal reddito di cittadinanza».
La risposta ufficiale di Conte non è ancora arrivata, ma i suoi già aprono le porte. Il più lesto è Gabriele Lorenzoni. Lo stesso che chiedeva di «sentire l’altra campana» sul bombardamento dell’ospedale di Mariupol. «È un ottimo interlocutore per noi. Santoro parla di pace». Lorenzoni ricorda che l’obiettivo adesso è cancellare l’esperienza del governo Draghi.
Non è mai stato uno di loro.
IL GIORNALE
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