Partiti e contenuti, il senso politico del «centro»
Ma questi elettori, se non apprezzano la destra, hanno riserve anche sul Partito democratico. Molti di loro condividono con la destra l’idea che, se lasciato a se stesso, il Pd sia il partito delle tasse. Con un occhio di riguardo più per i ceti impiegatizi che per il mondo delle professioni qualificate. Per altri, o anche per gli stessi, ha il torto di avere dato per anni copertura ai settori più politicizzati della magistratura. O di avere lasciato la scuola in mano ai sindacati. Nonché quello di essere un partito che in nome della correttezza politica è pronto a sostenere l’insostenibile. Per esempio, era noto a chiunque che il disegno di legge Zan fosse mal scritto e mal concepito. Una legge mal scritta, semplicemente, trasferisce dal Parlamento ai giudici il potere di legiferare (attraverso le sentenze). Ma le rigidità ideologiche impedirono al Pd di accettare ragionevoli correzioni. O si pensi al fatto che , sempre in nome della correttezza politica, il Pd fatica a darsi una politica realistica in materia di immigrazione. O la capacità di distinguere fra le componenti del mondo islamico italiano con cui si può e si deve dialogare e quelle con cui non si può e non si deve. C’è poi la questione del rapporto con i 5 Stelle. Certamente Enrico Letta ha perseguito per un lungo periodo l’alleanza con i grillini non perché li pensasse a sé affini ma perché lo riteneva tatticamente necessario. Ma ci sono correnti del suo partito la cui vicinanza ai 5 Stelle implica vera affinità ideologica o culturale. Nessuna remora, per queste correnti, ad allearsi con una forza con tendenze illiberali. Semplicemente, sono della stessa pasta.
Il Pd è certamente un partito la cui affidabilità, quando si tratta della nostra collocazione internazionale, è garantita. E questo, coi tempi che corrono, è certamente tanto. Ma, come ha mostrato la vicenda del governo Draghi, il Pd ha bisogno di forze esterne che siano in grado di neutralizzare o quanto meno di bilanciare il cripto-grillismo che, insieme a diverse cose positive, quel partito si porta in pancia.
Un tempo i piccoli partiti laici, messi insieme, rappresentavano una discreta percentuale dell’elettorato. Diciamo che ciò che manca è una offerta politica che possa essere allettante per molti elettori rimasti privi di una rappresentanza che li soddisfi. Se una tale forza si affermasse ciò comporterebbe la ricostituzione del «centro»? Forse sì. Ma sarebbe un effetto, per così dire, preterintenzionale. Non sarebbe certo questa (giustamente) la ragione per cui gli elettori la sceglierebbero.
CORRIERE.IT
Pages: 1 2