La vera eredità di Supermario

Linda Laura Sabbadini *

Non riesco ancora a farmene una ragione. Come si fa solo a pensare che sia stato utile ai cittadini far cadere in questa fase il governo Draghi? Per di più, a soli 10 mesi dalle elezioni. I tre raggruppamenti, Movimento 5 stelle da un lato e Forza Italia e Lega dall’altro, con difficoltà potranno spiegarlo ai loro stessi elettori. Nel bel mezzo di una crisi internazionale di grande portata, con un’inflazione come da anni non si vedeva, disuguaglianze gravi, emergenza climatica, pandemia ancora non completamente superata. E soprattutto con la necessità di traghettare il Paese accelerando il processo di sviluppo tramite il Pnrr. Si guarda avanti, non si fanno perdere colpi al Paese. Fermarsi significa tornare indietro. L’interesse del Paese deve venire prima dei calcoli elettorali dei singoli partiti. Come si fa solo a pensare di fare a meno di una risorsa eccezionale come quella di Mario Draghi? La sua premiership era una garanzia per il raggiungimento degli obiettivi del Pnrr, anche per l’Europa, fatto non così scontato. All’estero ne sono tutti stupiti e non a caso. Per la prima volta il nostro Paese, grazie al suo Premier, si è trovato ad essere un protagonista primario fra i quattro grandi Paesi democratici del mondo. Ascoltato, consultato, seguito, emulato. Pare sia prevalso un impulso masochistico e non proprio patriottico nell’interrompere questa leadership.

L’agenda Draghi non può essere abbandonata e ha necessità estrema di essere ripresa e perseguita per fare in modo che i fondi previsti per l’Italia arrivino tutti e siano ben impiegati. Certamente questa agenda va fortemente rafforzata sul piano della lotta alle disuguaglianze sociali. Per combattere il lavoro povero, quello precario – non solo dipendente ma anche indipendente – la povertà, le disuguaglianze generazionali e di genere. Per dare una grande spinta al Sud dove tutte queste disuguaglianze sono più profonde e si sovrappongono. Investendo fortemente sulle infrastrutture sociali e sanitarie, sviluppando un nuovo welfare di prossimità. Per dare nuovo ossigeno alle imprese colpite dalla violenza della crisi. Il Presidente della Repubblica,Sergio Mattarella, al momento della sua rielezione aveva lanciato alcune raccomandazioni fondamentali. Vanno seguite, per perseguire l’interesse nazionale, garantendo la dignità delle persone. «Affinché la modernità sorregga la qualità della vita e un modello sociale aperto, animato da libertà, diritti e solidarietà, è necessario assumere la lotta alle diseguaglianze e alle povertà come asse portante delle politiche pubbliche». Era il 3 febbraio, poco meno di 6 mesi fa. Sembra passato molto più tempo. È successo di tutto. L’invasione dell’Ucraina e la terribile guerra voluta da Putin, l’inflazione, la crisi di governo, il precipitare del cambiamento climatico. Però ci troviamo sempre a fare i conti con una situazione istituzionale che dire inadeguata è poco. Possibile che invece che sviluppare il dibattito democratico sulle proposte per il rilancio del Paese si debba assistere all’eterno gioco dei veti e dei diktat? È ora che l’aria cambi. Bisogna confrontarsi seriamente su come rendere questo paese più competitivo economicamente, più equo, più sostenibile e finalmente a misura di donna. Tema quest’ultimo, ormai troppo rimosso e non più rimandabile.

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