Letta spera ancora: “Porte aperte ad Azione, se vanno da soli fanno un favore alle destre”

L’elettorato. Una parola che quando la dici sembra avere un significato chiaro, ma se la vai a verificare, diventa tutta sfumata. L’elettorato che ieri sera ha riempito la Festa dell’Unità di Villanova, per esempio, ha idee contrastanti: Marco è l’ex segretario del Pd di Carpi, uno dei collegi di ferro dal Dopoguerra a oggi. «Se io pensassi al mio di elettorato, farei una lista di nomi da escludere e alla fine non rimarrebbe più nessuno, ma battere la destra è più importante. Alla fine, anche Di Maio, che ci chiamava il Partito di Bibbiano, politicamente è maturato».

Wanda, quando si riappropria del suo cordiale del dopocena al tavolo con le amiche, diventa ancora più intransigente: «Renzi no, Calenda, no, i Cinque Stelle, no: gli abbiamo dato troppa fiducia è ci hanno solo portato dispiaceri». Più in là, due ragazze e un ragazzo hanno ordinato gin tonic. Avevano già l’età per votare nel 2018 e sono sicuri di averlo fatto, ma non si ricordano per chi. D’altra parte, non sanno per chi lo faranno tra meno di due mesi.

Si impegnano però a prepararsi. Mentre lo fanno, Letta sta parlando di Ucraina dal palco e il tono gli si accende in un improvviso: «Eh, ma che regalo!». È Romano Prodi con la moglie che gli ha fatto un’improvvisata. «Lui è il mio maestro», dice. La gente applaude, la platea è nutrita, attenta. Sarà che si gioca in casa, ma c’è entusiasmo. O almeno speranza. 

LA STAMPA

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