Elezioni, M5s: la battaglia sui capilista

Da una settimana, secondo le proiezioni commissionate, sono attestati tra l’11 e il 12% con un potenziale del 15%. Il leader si sta convincendo che il divorzio dal Pd e la corsa in solitaria potrebbe far bene al M5S. Per questo di fronte alla platea di 1800 attivisti campani, collegato via zoom, l’ex premier ha rilanciato l’appello a chi non può ricandidarsi ma rimane comunque al servizio del Movimento. Candidabile per la prima volta è invece l’ex ministro all’Ambiente Sergio Costa, anche lui presente ieri, che ha rivelato di essere un iscritto. Conte per la campagna elettorale ha bisogno di volti spendibili ed è furioso per le indiscrezioni sul Pd pronto a imbarcare big come Federico D’Incà e Davide Crippa, ormai ex grillini, e anche Roberto Fico. Il presidente della Camera era alla riunione. E dopo l’articolo della Stampa sul corteggiamento del Pd, tutti erano ansiosi di sapere se davvero fosse tentato della candidatura nel centrosinistra. Fico ha negato e ha rassicurato amici e colleghi, e Conte, che resterà a battersi tra i 5 Stelle. Certo, c’è il rammarico di aver sfiorato di poco la deroga. Nelle ricostruzioni dei grillini che rimuginano su questi mesi di trattativa con Grillo, si fa riferimento a una lista selezionata di venti eletti, più un’altra di dieci, che avrebbero avuto l’opportunità di ripresentarsi al voto. Troppo pochi per tutti i fedelissimi di Conte, Di Maio e Fico. Il comico avrebbe anche dato disponibilità a ragionare su ulteriori mandati nelle Regioni e a Bruxelles. Ma molti avrebbero dovuto restare fermi un anno, prima di potersi candidare alle elezioni europee del 2024. «Io non posso permettermelo», è stato quello che Di Maio, confessandogli anche di non avere un lavoro a cui tornare, avrebbe detto a Grillo prima della telefonata in cui lo scorso giugno gli annunciava l’addio al M5S.

LA STAMPA

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